Zoom sta affrontando ulteriori conseguenze per le sue precedenti violazioni della privacy e della sicurezza. Il colosso delle videochiamate ha accettato di pagare 85 milioni di dollari per risolvere la causa in cui era rimasta coinvolta, riguardante la violazione della la privacy e il fenomeno del”zoombombing”, ossia la possibilità che troll fossero riusciti a entrare nelle chat di altri.
L’accordo preliminare richiede anche misure di sicurezza più severe, come l’avvertimento sui partecipanti con app di terze parti e l’offerta di una formazione speciale orientata alla privacy a tutto il personale Zoom.
L’accordo potrebbe anche portare a rimborsi agli utenti se la causa raggiungesse uno status di azione collettiva, anche se naturalmente potrebbe trattarsi di un rimborso davvero minimo, circa 25 dollari nel caso di violazioni più gravi, o 15 dollari in altri casi.
In una dichiarazione, Zoom ha negato di aver fatto qualcosa di sbagliato e ha affermato che la privacy e la sicurezza sono sempre state considerate “massime priorità”. La società aveva precedentemente accettato di risolvere un reclamo della Federal Trade Commission su problemi di privacy simili, incluso il server Web permanente installato sui Mac.
Zoom si è impegnato a rafforzare la sicurezza per le sue chat video dopo che un’ondata di utilizzo correlato alla pandemia ha attirato l’attenzione sulle sue vulnerabilità relative a software e servizi. E così, il colosso ha iniziato a implementare la crittografia end-to-end nell’ottobre 2020, a condurre revisioni importanti e a rendere più difficile lo zoombombing. I miglioramenti sono arrivati troppo tardi per alcuni utenti, tuttavia; il nuovo accordo, comunque, servirà da monito alle aziende che rafforzano solo tardivamente la sicurezza per le loro app.
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