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Yukari Iwatani Kane: «La Apple di Cook ripeterà i fallimenti del dopo licenziamento di Jobs»

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Yukari Iwatani Kane è una veterana redattrice del Wall Street Journal specializzata in Apple. Qualche volta è riuscita a pubblicare degli scoop probabilmente per agganci in quel di Cupertino. In un suo libro che verrà pubblicato a marzo intitolato “Haunted Empire: Apple After Steve Jobs” fa delle previsioni sulla casa della Mela. Fortune ha pubblicato un breve estratto e a quanto pare di capire la giornalista non è molto ottimista sul futuro dell’azienda. Ecco cosa scrive:

“Quando Steve Jobs fu licenziato nel 1985, l’impatto della sua assenza non fu immediatamente visibile. Dopo un avvio lento, il Macintosh cominciò a decollare. Due anni dopo l’assenza di Steve Jobs le vendite annuali erano quasi raddoppiate rispetto ai precedenti tre anni e il profitto aumentò del 51%. Esternamente Apple non sembrava aver perso il treno.

Internamente i dipendenti vedevano la situazione in modo diverso. Qualcosa era cambiato. “Fui deluso quando Steve se ne andò” racconta Steve Scheier, responsabile marketing di Apple dal 1982 al 1991. “I quadri intermedi, il direttore e il vice presidente avevano mantenuto vivo lo spirito per molto tempo ma iniziammo ad assumere persone che non sarebbero dovute arrivare. Cominciammo a commettere errori che non avremmo dovuto fare. Scheier disse che si stancò e lasciò l’azienda. La società era diventata più un business che una crociata”.

Continua ancora Iwatani Kane:

“Cosa accade oggi? I fan di Apple evidenziano i miliardi di dollari di profitti e le decine di miliardi di dollari in vendita come prova che tutto continua a funzionare. Ma i dipendenti, ancora una volta, sentono che qualcosa è diverso, nonostante gli sforzi del team di gestione per preservare l’eredità di Jobs. Sono state assunte persone che non sarebbero dovute esserci (es. l’ex capo dei Retail Store John Browett, che ha cercato di integrare la sua filosofia nella raffinata esperienza degli Apple Store), persone che non dovrebbero andare via sono in procinto di partire e altre ancora, come ad esempio il capo della divisione software mobile Scott Forstall, sono state addirittura licenziate”.

Sono stati fatti errori: l’app Mappe è stata un fiasco, lo stesso la serie di pubblicità note come “Genius”, che erano un manifesto egocentrico. L’ultima versione di iOS sembra interessante ma è piena di bug e falle. L’ultima volta che Apple ha creato qualcosa di veramente grandioso è stato il primo iPad, quando Steve Jobs era ancora in vita. Benché l’amministratore delegato della società, Tim Cook, dica il contrario, Apple sembra più desiderosa di parlare del passato anziché del futuro. Anche quando si riferisce al futuro, è più per spiegare ai consumatori come niente sia cambiato anziché mostrare dov’è l’evoluzione. Il trentesimo anniversario del Macintosh e lo spot “1984” non sono solo commemorativi: è un memoriale che ci ricorda cosa Apple ha smesso di essere.

La giornalista è, come anticipato, pessimista ma si contraddice in alcuni punti: deplora quanto accaduto con Mappe e parla di bug in iOS ma poi per assurdo si lamenta se Apple ha licenziato chi era il responsabile dello sviluppo e dell’impianto di Mappe; parla di alcune pubblicità effettivamente di scarso successo ma non ne evidenzia altre invece molto popolari e più recenti. Attendiamo l’arrivo del libro per capire se siamo di fronte al classico tentativo di presentare funesti presagi là dove gli altri vedono trionfi, un buon modo per vendere un libro, oppure se ci sono elementi di originalità e di dibattito che vanno oltre il mercato.

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