Il Programma partner di YouTube consente ai creatori di contenuti di monetizzare i propri contenuti sulla nota piattaforma video. I “creator” possono guadagnare grazie agli annunci pubblicati sui video e agli abbonati a YouTube Red che guardano tali contenuti.
La piattaforma per la distribuzione dei filmati da anni ha cominciato da tempo la demonetizzazione (in pratica a togliere i proventi da banner e video interstiziali) i video, esaminando i metadati e altri fattori dei contenuti (linguaggio usato, argomenti trattati, ecc.) e stabilendo regole che non consentono più a chiunque di guadagnare dalla pubblcità aprendo semplicemente un canale e presentando una domanda per ottenere la partnership.
Dal 16 gennaio 2018 sono stati annunciati i nuovi requisiti di idoneità per il Programma partner di YouTube. Quando un canale raggiunge 4000 ore di visualizzazione negli ultimi 12 mesi e 1000 iscritti, viene esaminata la sua idoneità a partecipare al programma. Questa decisione spiega la piattaforma, fa parte di misure adottate “per rafforzare i requisiti per la monetizzazione”. “Lo scopo è di impedire a spammer, responsabili di furti d’identità e altri utenti malintenzionati di danneggiare il nostro ecosistema o di approfittarsi dei nostri creator”.
Come parte di un provvedimento più ampio che dovrebbe migliorare le relazioni con i creator, Susan Wojcicki – attuale CEO di YouTube – ha spiegato che la piattaforma sta sperimentando un procedimento di upload che dovrebbe fornire “informazioni specifiche” sulle clip caricate e come queste si relazionano con le linee guida per gli inserzionisti. Gli utenti che sanno di cariare materiale a rischio, possono farlo sapere in anticipo a YouTube e mettersi meno a rischio di perdere le entrate delle sponsorizzazioni.
In un’anticipazione a inizio di questo mese, spiega Engadget, il servizio ha accennato quali informazioni si possono includere. Sarà possibile specificare non solo la natura dei contenuti ma anche indicare il livello. Com’è facile immaginare gli argomenti “spinosi” sono tutto ciò che a che fare con sesso, violenza, uso di droghe, armi da fuoco, linguaggio d’odio, volgarità.
Il procedimento comprenderà anche maggiori domande generali sull’adeguatezza del clip tenendo conto dell’età anagrafica e il suo legame con avvenimenti attuali “sensibili”. Non è ancora sicuro che tutte queste domande saranno poste con il programma pilota o che saranno faranno fatte con il lancio ufficiale del nuovo programma ma sono indicative di ciò che YouTube sta valutando.
Wojcicki sottolinea che questo è tutt’altro che l’unico metodo che implica il procedimento di revisione dei video ma che algoritmi e revisori umani avranno ancora un ruolo fondamentale.
La nuova modalità di funzionamento dovrebbe continuare a ridurre le entrate di creatori che operano in modo disonesto, ad esempio con il “freebooting” selvaggio, in altre parole il caricamento di contenuti coperti da copyright che prima passava con facilità le maglie della sicurezza di YouTube. I canali sono sottoposti a una revisione per capire se il creatore di contenuti aderisce o no alle linee guida della comunità.
Le modifiche non impediranno alle persone di caricare contenuti offensivi su YouTube ma dovrebbero almeno servire ad arginare il fenomeno, rendendo difficile caricare contenuti potenzialmente offensivi e guadagnare da questi. YouTube nel frattempo sembra più aperta al dialogo con i creatori di contenuti, testando alternative al meccanismo dei ricavi pubblicitari e dedicando maggiore attenzione alle risorse educational.