Un gruppo di difesa dei diritti umani che vanta milioni di visualizzazioni su YouTube con testimonianze sulla questione uigura nella regione cinese dello Xinjiang, è stato costretto a spostare i suoi video sul meno noto servizio Odysee dopo che centinaia di filmati sono stati eliminati dall’azienda sotto il cappello di Google.
A riferirlo è Reuters spiegando che filmati di organizzazioni accreditate quali Human Rights Watch evidenziavano i problemi in Cina della minoranza di religione musulmana e di etnia turcofona, popolazioni che vengono rinchiuse dalle autorità cinesi in campi di prigionia o nelle carceri.
Serikzhan Bilash, attivista kazako nato nello Xinjiang e co-fondatore di un canale YouTube dedicato alla questione è stato più volte arrestato per il suo attivismo. Consulenti di organismi governativi avrebbero più volte invitato l’uomo a non usare la parola “genocidio” per descrivere la situazione nello Xinjiang, ordine che sarebbe arrivato su pressioni del governo cinese sul Kazakistan.
“Si tratta semplicemente di fatti”, ha riferito Bilash in una intervista telefonica con Reuters nei quale si parla dei filmati, “persone che offrono testimonianze su ciò che è accaduto ai loro cari”.
Sul canale YouTube “Atajurt Kazakh Human Rights” sono stati pubblicati circa 11.000 video che hanno ottenuto oltre 120 milioni di visualizzazioni dal 2017; in molti di questi filmati, si vedono parenti di persone scomparse dalla regione dello Xinjiang senza lasciare traccia. La Repubblica popolare di Cina continua a respingere le critiche dei Paesi occidentali in merito alla politica che conduce nella provincia dello Xinjiang. Varie organizzazioni riferiscono di milioni di persone scomparse, una repressione nei confronti di questa minoranza che avrebbe portato a esecuzioni e atti di tortura la cui ampiezza è difficile da stabilire. Un terzo della popolazione presa di mira (da 13 a 18 milioni di uiguri) avrebbe trascorso periodi d’internamento in campi di rieducazione. Una politica repressiva che tentano di documentare alcune organizzazioni non governative (ONG) e attivisti come lo YouTube in questione che devono a loro volta combattere con la censura.
Il 15 giugno il canale YouTube Atajurt Kazakh Human Rights è stato bloccato per violazione delle linee guida del servizio. In seguito a proteste e all’intervento di Reuters, alcuni filmati sono stati ripristinati. YouTube si è giustificata spiegando che alcuni filmati erano stati eliminati perché erano visibili documenti di identità di alcune persone (una scelta precisa dell’autore dei filmati per dimostrare la parentela con le persone scomparse), in violazione delle policy di YouTube che proibisce di mostrare informazioni di identificazione personale.
YouTube ha chiesto al canale Atajurt di offuscare i documenti ma il gestore del canale non vuole farlo perché a suo dire i filmati sembrerebbero non affidabili.
YouTube può rimuovere video per varie cause (es. contenuti inappropriati, violazione dei termini di servizio, contenuti protetti da copyright) ma non è sempre facile stabilire con una precisa linea netta ciò che è lecito mostrare e ciò che non lo è, ed è per questo che vari creatori di contenuti si stanno spostando su social media più aperti e meno soggetti a censura.