Come già annunciato negli scorsi giorni, i video su Youtube saranno tutti in bassa risoluzione: ora la divisione video di Big G informa che questa policy rimarrà valida per un mese, offrendo ulteriori dettagli. YouTube ha stabilito che per tutti gli utenti, i video non partiranno in alta qualità, avvisando che non saranno nitidi e dettagliati come gli utenti sono abituati a vedere tramite la piattaforma streaming di Google. A partire dal 24 marzo tutti i video saranno riprodotti in definizione standard e questa sarà l’impostazione predefinita almeno fino al 24 aprile.
La decisione di YouTube segue le misure adottate temporaneamente anche dalle altre prinipali piattaforme di streaming, che per ridurre l’uso della banda durante l’epidemia di Coronavirus, hanno limitato la qualità dei video: Apple, Facebook, Disney, Netflix. Netflix è stata la prima a rispondere all’appello riducendo la qualità delle proprie trasmissioni in rete: per 30 giorni lo streaming di Netflix sarà disponibile in Europa solo in qualità standard e non in alta risoluzione. La società prevede che in questo modo si dovrebbe ridurre del 25% il traffico dati della sua piattaforma.
Gà a partire dal 20 marzo 2020, infatti, l’Unione europea aveva chiesto ai colossi dello streaming di ridurre la qualità video per evitare di congestionare le reti dati: dopo Netflix, anche YouTube ha dunque risposto all’appello riducendo la qualità video per l’emergenza coronavirus.
Per chi avesse bisogno di vedere un video in alta risoluzione su YouTube c’è ancora una possibilità: potrà aumentare manualmente la risoluzione modificando le impostazioni. Google, insomma, sta lavorando a stretto contatto con i governi e gli operatori della rete di tutto il mondo per ridurre al minimo lo stress delle reti dati in questa situazione di emergenza.
Poiché sempre più persone in diversi stati restano a casa per limitare la diffusione del COVID-19, l’uso dello streaming video è aumentato in maniera sensibile in molte aree del mondo, con l’Italia in prima fila. Le reti telefoniche e dati stanno registrando traffico intenso per lo smart working, le lezioni scolastiche da casa, videogiochi e naturalmente anche per i servizi di musica e video online.
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