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Il figlio di Steve Jobs finanzia l’innovazione biomedica con Yosemite

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Il figlio di Steve Jobs ha presentato Yosemite, una società di venture capital (che finanzia l’avvio o la crescita di un’attività in settori ad elevato potenziale di sviluppo) che ha come obiettivo i trattamenti contro il cancro.

Il nome che il 31enne Reed Jobs ha dato alla sua società, è quello del parco nazionale dove i genitori si sono sposati. Finora la società ha raccolto 200 milioni di dollari da vari investitori e istituzioni, inclusi nomi quali il Memorial Sloan Kettering Cancer Center, la Rockefeller University e il M.I.T.

L’idea di Yosemite – riferisce il New York Times – è di investire in nuovi trattamenti per neoplasie maligne, qualcosa con la quale ha avuto a che fare il padre, morto nel 2011 dopo una lunga lotta contro il cancro al pancreas.

“A mio padre è stato diagnosticato un cancro quando avevo 12 anni”, ha riferito Reed Jobs in una intervista, spiegando che questa cosa lo ha portato a porre attenzione all’oncologia, cominciando da uno stage estivo all’università di Stanford quando aveva 15 anni.

Il percorso seguito è stato di ispirazione per la creazione di Yosemite. La nuova società è uno spin-off dell’Emerson Collective, organizzazione benefica di Laurene Powell Jobs – moglie del defunto co-fondatore di Apple – nata per promuovere idee innovative nel campo dell’istruzione. All’Emerson Collective, Reed ha lavorato in qualità di direttore generale responsabile del settore salute.

“Mio padre ha perso la sua battaglia contro il cancro quando ero al college a Stanford”, ha ricordato Reed Jobs. “Studiavo medicina perché volevo davvero diventare un medico e curare le persone, ma devo ammettere che non è stato facile studiare dopo la sua morte”.

Dopo una pausa dagli studi in oncologia, Reed Jobs si è specializzato in storia (con particolare attenzione ad aspetti politici degli armamenti nucleari) per poi tornare sull’obiettivo che si era dato, conseguendo la laurea magistrale e poi guidando la divisione cure sanitarie di Emerson, che – tra le altre cose – ha sovvenzionato alcuni laboratori.

“Non ho mai pensato di diventare un venture capitalist”, ha riferito ancora Reed Jobs, spiegando di essersi reso conto che quando si favorire la trasformazione da idea di azienda a realtà produttiva in fase di startup, “può fare una differenza enorme”, in termini di asset, direzione e approccio scientifico che è possibile seguire.

Il modello operativo di Yosemite è insolito e prevede attività a scopo di lucro, ma anche un fondo consigliato da donatori, un conto di beneficenza centralizzato che consente a individui, famiglie e aziende con inclinazioni caritatevoli di effettuare donazioni di beneficenza deducibili dalle tasse in contanti, azioni quotate in borsa e, in alcuni casi, determinati beni illiquidi, a un ente di beneficenza pubblico che sponsorizza un programma.

La struttura, secondo Jobs, dovrebbe mettere in moto un ciclo virtuoso per l’innovazione, permettendo a scienziati di finanziare le loro ricerche e tornare da Yosemite per ottenere nuovi finanziamenti in capitale di rischio.

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