Dopo Google, anche Yahoo! ha deciso di supportare entro la fine dell’anno la funzione “Do Not Tracking”, opzione con la quale è negato il consenso al tracciamento della propria attività in rete da parte dei siti web di pubblicità o di terze parti. Molti siti web tengono traccia del comportamento dei visitatori e possono vendere o cedere informazioni a soggetti di terze parti (tipico, ad esempio il caso delle società che operano nel campo della pubblicità).
L’opzione in questione consente di comunicare a ciascun sito web visitato (e quindi anche alle società pubblicitarie e ai responsabili del loro contenuto) che non si desidera fornire informazioni sulle proprie abitudini di navigazione. È importante però notare che l’onorare o meno questa richiesta è assolutamente discrezionale: un sito web non è tenuto a rispettarla. I siti web progettati in modo da rispettare questa impostazione dovrebbero automaticamente smettere di raccogliere i dati di navigazione senza successiva azione da parte dell’utente.
L’attivazione di questa caratteristica non ha alcun effetto sulla possibilità di effettuare l’accesso ai siti web né implica la perdita di dati personali come il contenuto dei carrelli dei siti web di acquisti on-line, informazioni sulla località o sull’account utilizzato.
L’attivazione dell’opzione Do Not Track impedisce ad alcune società di raccogliere alcune informazioni ma molte scelte dipendono da fattori quali i cookies e i caching dei DNS. Non è ancora semplice, insomma, avere la sicurezza che la nostra privacy è al sicuro.
La decisione di Yahoo! (e di Google poche settimane addietro), non è casuale: il Wall Street Journal riferisce che la statunitense Federal Trade Commission si sarebbe lamentata con tutte le società che raccolgono informazioni per fini commerciali, chiedendo l’applicazione del pulsante ‘Do Not Track’ entro la fine dell’anno oltre ad aver chiesto al Congresso l’approvazione della legge generale sulla privacy.
[A cura di Mauro Notarianni]