Xiaomi potrebbe aver tentato di insabbiare l’esplosione di un suo dispositivo avvenuta in Cina nel mese di dicembre, probabilmente per evitare la diffusione della notizia sui media specializzati e generare il prevedibile pessimo ritorno di immagine. La storia è raccontata da Android Guys, che spiega come il dispositivo, un RedMi Note 3, sia stato acquistato lo scorso marzo da un cliente cinese, per poi prendere fuoco inspiegabilmente nel mese di dicembre, senza alcuna ragione apparente.
Il dispositivo non era stato sottoposto ad alcuna sollecitazione ed era stato ricaricato con l’alimentatore originale; non sarebbe quindi possibile attribuire la colpa dell’accaduto al suo proprietario, che si è limitato ad utilizzare il RedMi Note 3 come prescritto dal produttore. Dopo l’incidente, l’utente avrebbe contattato l’azienda per ottenere un rimborso, ed è a questo punto che Xiaomi avrebbe concesso al proprietario del “focoso” smartphone di ottenere il risarcimento a patto di firmare un accordo che lo obbligava a non divulgare l’accaduto alla stampa.
Se la notizia fosse vera (Android Guys non dà per scontato che sia tale), il brand cinese avrebbe attuato una manovra scorretta e potenzialmente pericolosa. Nel tentativo d nascondere l’accaduto, probabilmente allo scopo di evitare che i riflettori, ancora “caldi” dopo il flop dei Galaxy Note 7 di Samsung, potessero venir puntati anche sui dispositivo Xiaomi, minandone così la reputazione e impattando sulle vendite di fine 2016, avrebbe impedito ad altri clienti di prestare la giusta attenzione ai propri dispositivi. Un telefono che esplode è infatti molto problematico in diverse situazioni: si pensi in casa su un mobile in legno, in tasca, nel cruscotto di un vettura o, peggio, in volo su un aereo. Sapere che i RedMi Note 3 hanno un difetto consentirebbe anche di indagarne le cause ed impedire che altri telefoni dello stesso produttore o di altri produttori con la stessa componente, possano diventare fonte di pericolo.