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Xerox e McAfee integrano l’€™antivirus nella stampante

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Xerox e McAfee hanno lanciato un nuovo sistema di protezione contro malware e virus presentando la prima stampante multifunzione con integrato all’interno il software McAfee Embedded Control, un sofisticato metodo di filtraggio che consente l’accesso esclusivo dei programmi autorizzati. Sebbene le minacce malware siano maggiormente associate ai personal computer, in occasione della conferenza sulla sicurezza McAfee Focus 12, Xerox ha evidenziato come qualsiasi dispositivo in rete sia vulnerabile.

L’idea di Xerox e McAffee non è insensata come può sembrare di primo acchito: lo scorso anno alcuni ricercatori della Columbia University avevano dimostrato com’era teoricamente possibile riprogrammare il firmware di alcune Laserjet HP con codice malevolo con l’obiettivo di infettare i computer connessi in rete e, nel peggiore dei casi, distruggere il fusore (l’unità conclusiva dove il foglio è riscaldato per pochi secondi ad alta temperatura in modo da impressionare il toner sulla carta) costringendolo a rimanere a temperature tali da renderlo inservibile o, peggio, da far incendiare il dispositivo e con esso appiccare il fuoco alla scrivania.

La soluzione nata dalla collaborazione tra Xerox e McAfee (sarà disponibile dal prossimo anno con la linea XeroxCentre e i prodotti ColorQube), semplifica i processi a carico degli amministratori integrando il software nel controller del dispositivo multifunzione (ovvero il principale computer presente all’interno della macchina), fornendo avvisi e report immediati finalizzati a tracciare e analizzare il momento e la provenienza di eventuali minacce e attuare azioni appropriate.

Uno studio diffuso dalle due aziende evidenzia la necessità di una sicurezza embedded all’interno di sistemi multifunzione e dispositivi di stampa in rete. Il sondaggio, condotto nei mesi scorsi con lavoratori in ambienti di ufficio, ha messo in luce come, nel complesso, oltre la metà di loro (54%) non segua le policy di sicurezza IT dell’azienda (nel 33% dei casi) o non ne sia addirittura informato (21%), mettendo a rischio la protezione di dati sensibili quali numeri di carte di credito, report finanziari, dati sulle risorse umane e documenti fiscali. L’analisi ha inoltre rivelato che il 39% dei dipendenti che esegue scansioni, fotocopie e stampe di informazioni riservate si chiede, talvolta, se i dati presenti sui dispositivi in rete siano effettivamente sicuri.

[A cura di Mauro Notarianni]

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