Tira vento oggi a San Francisco. Lo sanno bene i tre operai che stanno attaccando il grosso logo della Mela, formato otto metri per otto sulla facciata esterna del Moscone West. La piattaforma oscilla ed i cavi sbattono sulle vetrate. Bisogna proseguire con cautela. Cosa succederebbe se il mega-adesivo facesse le grinze, durante l’applicazione?
Sono uscito prima dall’ufficio, oggi. Lascio il Financial District a piedi: c’è un bel sole dopo tanti giorni qui nella Baia. Passo quasi involontariamente davanti al Moscone Center. Tra qualche giorno inizia la WWDC, l’annuale conferenza degli sviluppatori Apple. Stamattina c’erano lunghi tir parcheggiati lungo Howard Street: transenne ovunque ed alti reticolati coperti da pannelli in legno, a protezione dagli sguardi indiscreti.
Passeggio e guardo oltre le vetrate: all’interno ancora è tutto spoglio, senza alcun allestimento particolare. È solo martedì, manca parecchio al Keynote di Tim Cook su iOS 9 “Monarch” ed OS X 10.11.
Ci sono delle grandi casse da trasporto, però. Logo con la dicitura Apple da un lato e scritte in cinese a fianco. Resisto per un attimo alla tentazione di rubare lo scatto e vedo due persone che escono dall’atrio.
La porta è rimasta aperta.
Guardo i due. Non tornano indietro. La porta è ancora aperta. Azzardo. Entro.
“No, no, no, no, Sir!” – un uomo con la maglietta bianca Apple Security scatta verso di me, fulmineo come un portiere di serie A. Da tempo, ormai, non ho più il badge con la scritta PRESS al collo. Ha ragione lui. Mi fermo sulla soglia per non rischiare l’incidente diplomatico.
Cerco la manvra elusiva appellandomi all’istinto primordiale dell’esplorazione: “It was only for curiosity. Can I take a photo?” – ma il tizio chiude la porta. Tornando in posizione tra i pali. Continuo la camminata fino all’angolo. C’è un altro ingresso: questo presidiato da una security femminile. Appoggio la mano sulla maniglia, la signora mi guarda male, le sorrido. Stessa espressione. La password non funziona.
In strada, i passanti camminano senza neppure alzare lo sguardo. “Apple o Google, per me, sempre Moscone è.”, sembrano pensare indifferenti.
“Tanto domani ci riprovo” – le rispondo telepaticamente ed attraverso la strada per inquadrare meglio il logo sull’esterno. Manca poco ormai …