Keep calm and don’t panic. Potrebbe essere questo lo slogan che echeggia, vista la filiera quasi tutta anglosassone della vicenda, nelle stanze di Cupertino e anche dei ministeri irlandesi dopo la notizia secondo cui l’Unione Europea starebbe per comminare una multa ad Apple.
La postura serena che dovrebbero assumere le parti coinvolte nell’arcinota vicenda, deriva dal fatto che per ora non ci sarà nessuna multa e neppure nessuna accusa formale. Come spiega il Wall Street Journal, supportato dall’attendibile Tim Worstall, di Forbes, un giornalista che ha interpellato fonti vicine all’antitrust europeo, secondo cui quello che potrebbe arrivare in settimana dall’Unione è solo un documento con il quale si precisano le accuse ad Apple, in altre parole l’argomento specifico dell’inchiesta avviata preliminarmente a giugno, non la sentenza. In pratica l’ufficio guidato (ancora per poco) da Joaquim Almunia, dirà alla controparte perché pensa che gli accordi stipulati con il Governo Irlandese nel 1991 e poi nel 2007, siano da configurare come aiuti di stato. A quel punto Apple avrà 30 giorni di tempo per rispondere e convincere l’Unione che si sbaglia.
Ma c’è di più per non andare nel panico. Anche se Apple sarà riconosciuta come beneficiaria di aiuti di stato, non sarà multata.: dovrà ovviamente porre rimedio all’elusione fiscale e rifondere le tasse non pagate, ma non ci sarà alcuna sanzione. Apple, inoltre, potrebbe avere ancora altre ragioni di guardare senza preoccupazione, almeno secondo Worstall, al futuro. Secondo l’editorialista di Forbes, la Casa della Mela potrebbe essere accusata di avere beneficiato di aiuti di stato solo se avesse applicato il transfer pricing, in altre parole se Apple Irlanda avesse applicato un prezzo maggiorato ai negozi di proprietà delle filiali nazionali (come Apple Italia) rispetto a quelli che applica ai rivenditori tradizionali. Operando in questo modo avrebbe eluso le tasse locali, trasferendo i profitti da un paese ad alta tassazione a uno a bassa tassazione. Se questo fosse accaduto e l’Irlanda non fosse intervenuta, chiedendo che fossero applicare le regole del mercato anche alle transazioni “inter company”, allora Apple avrebbe beneficiato di aiuti di stato, e dovrebbe rifondere quanto eluso, in caso contrario non ci sarebbe nulla di illegale.
Ovviamente l’Ue sospetta che Apple abbia eluso le tasse e fruito di aiuti di stato usando il transfer pricing con il beneplacito dell’Irlanda. Lo stato dell’arcipelago britannico nega, come nega anche Apple. A giudicare da quel che si percepisce ascoltando alcuni rivenditori indipendenti quando si interpellano sui margini che ottengono da Cupertino, si direbbe piuttosto difficile pensare che i negozi Apple abbiano margini minori di quelli di terze parti e per questo potrebbe essere non semplice per l’Ue provare che è davvero avvenuto un trasferimento di prezzi.