Secondo un report emerso in Cina Apple avrebbe fermato la produzione di iPhone 8 in uno stabilimento Wistron nel Paese per l’impiego di componenti non autorizzate. Nel giro di poche ore però il costruttore, pur non facendo nomi dei propri clienti né tantomeno quello di Apple, ha respinto il report.
Più in dettaglio il presunto stop alla produzione di iPhone 8 Plus imposto da Cupertino a Wistron riguarderebbe la fabbrica di Kunshan in Cina, un fermo di due settimane in attesa delle indagini per verificare se siano state effettivamente impiegate componenti per l’impermeabilizzazione del dispositivo fornite da un costruttore non certificato da Cupertino. Stando allo stesso report del Commercial Times di Taiwan, segnalato da DigiTimes, diversi dirigenti di alto grado di Wistron sarebbero stati redarguiti nel tentativo di riguadagnare la fiducia persa da Apple.
Naturalmente rapporti e business tra Apple, fornitori e assemblatori sono protetti dal tradizionale riserbo imposto da Cupertino: anche se spesso alcuni dettagli trapelano, l’assenza di notizie ufficiali in alcuni casi porta all’emergere di report non sempre affidabili o completamente attendibili. Trattandosi di Apple e di uno dei suoi principali assemblatori Wistron, per un giro di affari in grado di determinare i risultati di un intero trimestre o più, la smentita non si è fatta attendere. Infatti nelle ore immediatamente successive al presunto stop la quotazione del titolo Wistron in borsa ha perso il 5%, calo interamente recuperato o quasi subito dopo la smentita del costruttore.
Infatti già nelle prime ore di oggi Wistron ha rilasciato una nota alla Borsa di Taiwan respingendo il report sullo stop della produzione iPhone 8 Plus, il tutto naturalmente senza fare nomi. Come da prassi standard in questi casi la società ha dichiarato che non avrebbe rilasciato commenti su questioni relative a specifici clienti, negando però che ci sia stata una sospensione di due settimane nella produzione, infine aggiungendo che tutte le sue attività sono rimaste «Completamente normali».