Windows Otto sarà la “prossima grande notizia” del mondo PC. L’annuncio di alcune delle sue caratteristiche è avvenuta nei giorni scorsi e sempre nei giorni scorsi è stata rilasciata anche una versione di sviluppo che è liberamente accessibile a tutti; abbiamo così provato a dare un’occhiata da vicino al sistema operativo scaricano la ISO (sono disponibili la versione 64 bit con tool di sviluppo, la 64 bit e la 32 bit tutti release Build 8102) che poi abbiamo “montato” su Parallels e creato una nuova “macchina virtuale”. Lo scopo era quello di cominciare a verificare dova va Microsoft, come sono state integrate alcune delle nuove tecnologie e come a Redmond si sta recependo il movimento epocale che partendo dalla semplificazione del mobile sta invadendo anche laptop e desktop costringendo ad un ripensamendo delle interfacce e del modo con cui viene offerto accesso alle risorse e ai servizi del sistema operativo. In più abbiamo anche cercato di capire quale livello di compatibilità ci sia tra un’applicazione per la virtualizzazione per Mac e Windows Otto.
All’inizio Parallels non riconosce la versione di Windows e chiede all’utente di specificare quale sistema operativo stiamo utilizzando. Abbiamo indicato Windows 7 (di cui Otto è sostanzialmente un grosso service pack) e tutto è filato più o meno liscio.
Parallels chiede anche di inserire il seriale in anticipo, ma basta premere “continua” per risolvere il problema (Otto non richiede seriale) mentre si possono cambiare i parametri della macchina virtuale prima dell’installazione. Qui c’è da dire che Otto è un buon sistema operativo perché richiede sostanzialmente meno potenza di Windows 7: la prova l’abbiamo fatta con un MacBook Air di ultima generazione, utilizzando un processore i7 da 1,8 Ghz e 4 Gb di Ram: abbiamo destinato alla macchina virtuale due dei quattro “core” disponibili (le unità di calcolo del processore) e un giga di memoria più 512 Mb di memoria video.
L’installazione nel disco virtuale partendo dall’immagine ISO è molto veloce, in parte grazie al tipo di supporti utilizzati (è tutto sullo stesso drive SSD) ma in parte anche grazie al fatto che Windows Otto semplifica una serie di passaggi e si configura praticamente tutto da solo. Terminata l’installazione, Otto presenta da subito la sua principale novità: Metro, l’interfaccia che proviene da Windows Phone 7. In pratica, sullo sfondo colorato, una serie di rettangoli (“piastrelle”) azionabili sia con mouse e tastiera (o trackpad) che con una interfaccia multitouch basata su dita o su pennino. Microsoft vuole usare un unico sistema operativo per computer fissi, portatili e tablet, come è stato detto chiaramente, e per questo motivo Otto gira non solo su Intel e Amd ma anche su Arm.
Per gli utenti più giovani o quelli abituati ai dispositivi mobili la nuova interfaccia Metro non è molto sconvolgente, ma per i più “vecchi”, abituati a lavorare sempre con il concetto di scrivania e tutto il resto, è una notevole rivoluzione. Basta premere sulla piastrella “Desktop”, comunque, e si torna all’interfaccia tradizionale, anche se ha ricevuto una serie ampia di aggiornamenti. In pratica, Otto mette entrambi i sistemi in parallelo e consente di passare dall’uno all’altro a seconda del tipo di software che si usa. Entrambi permettono di far girare i propri programmi (quelli per Metro sono di nuovo tipo, senza finestre, quelli per il desktop sono tradizionali) ed entrambi funzionano su qualsiasi tipo di apparecchio. Cioè, se si usa un tablet, si accede al desktop, e se si usa un Pc si accede a Metro. Sarebbe come se Apple fondesse OS X e iOS in un unico sistema bimodale, utilizzabile contemporaneamente su Mac e su iPad.
In effetti, è proprio la mossa che ha fatto Microsoft: l’anno prossimo quando sarà disponibile Otto “fonderà” i due mondi per cercare di recuperare il terreno perduto dietro ad Apple e ad Android e ChromeOS di Google. Non è detto che non riesca a creare una alternativa, anche perché la compresenza dei due sistemi permetterà agli utenti dell’uno o dell’altro di abituarsi più facilmente all’altro apparecchio.
Un altro elemento importante di Otto è la presenza delle nuove app che vengono erogate tramite store. Fin qui niente di strano, perché si segue l’implementazione di Windows Phone 7 (anche se non c’è compatibilità con gli applicativi) dato che poi il software funziona a tutto schermo, senza finestre, permette di azionare funzioni del sistema operativo, è molto semplice, presenta una interfaccia che non espone il file system e quindi non fa interagire direttamente con i file e le cartelle ma semplicemente con una loro rappresentazione arbitraria. La gestione diretta e tradizionale dei file e delle cartelle si recupera con Desktop Windows tradizionale.
In sintesi, Otto presenta una serie di novità: a partire dall’integrazione molto forte con i servizi di cloud computing, cioè Microsoft Live, e più avanti con Explorer 10 che rende meno distinguibile una pagina web da un ambiente modale di Metro, per integrazione con ricerca sul dispositivo e in rete, oltre che per la gestione e la condivisione dei documenti di qualsiasi tipo. Live diventa anche uno strumento di sincronizzazione di Pc e tablet che utilizzano lo stesso account, proprio come fa Google con Android e ChromeOS e Apple con iOS o MobileMe (in attesa di iCloud, probabilmente tra pochi giorni).
Dopo una serie di studi Microsoft si è decisa a semplificare la gestione delle funzioni, realizzando una nuova serie di controlli per la configurazione del sistema che rendono molto più simili a un tablet anche le installazioni di Windows (anche se si può passare su qualsiasi dispositivo alla configurazione di entrambe le modalità). In pratica, gli smanettoni non possono più andare a configurare il registro (beh, questo non succedeva già più da tempo) o altre cose alquanto esoteriche, mentre l’hardware sottostante diventa sempre più standardizzato. Microsoft sposa la filosofia Apple per la gestione e la configurazione del sistema operativo e dell’hardware.
Ultima nota di questa prima presa di contatto con Windows 8 è relativa alla password per sbloccare il computer, che può essere testuale ma anche basata su gestures: divertente e funziona anche su computer tradizionali, non solo su tablet. Microsoft ha introdotto un’ampia serie di gestures, dei nuovi comandi base per la gestione di Metro (chiamati “Charmes”, letteralmente “incanti”, che sono “search”,”share”, “start”, devices” e “settings” da dove si accede all’opzione per spegnere il computer), una modalità di regolamentazione dell’uso delle mini apps di Metro (i “contracts”, le regole di quel che una app si decida che possa fare autonomamente) che sono basate su Html5 e che possono funzionare anche in modo automatico, le modalità di ripristino e formattazione con auto-reinstallazione del sistema basato su due semplici comandi (rispettivamente Refresh e Reset, la prima salva di documenti e le impostazioni dell’utente, la seconda reinstalla il sistema) senza bisogno di usare un disco di installazione.
Windows 8 non è un clone di OS X o iOS o Android o ChromeOS. Invece, è una interpretazione di quale sarà il futuro del mondo dei sistemi operativi. Praticamente: grafica minimal, interfaccia multimodale ma centrata sui dispositivi touch, semplificazione della gestione installazione manutenzione del sistema, integrazione con i servizi di cloud, base unica per tutti i tipi di apparecchi. Microsoft “acchiappa” funzionalità già in uso da altri e ne introduce di nuove. Il lavoro di integrazione tra le due anime di Windows 8 (tablet e Pc) non è perfetto, si vede la cucitura (anche con tutti i distinguo di questa versione “developer preview” incompleta) ma il passo avanti è notevole. Anche se la fusione è solo tra tablet e Pc, lasciando fuori i telefoni. Comunque, l’anno prossimo Apple e Google dovranno riflettere seriamente su come fare a fondere insieme ciascuno i suoi due mondi: iOS e OS X da un lato, ChromeOS e Android dall’altro.