Per tutta la giornata odierna, la versione in inglese di Wikipedia non sarà accessibile: la Wikimedia Foundation (associazione che cura la famosa enciclopedia on-line), ha oscurato centinaia di migliaia di pagine per protestare contro il Congresso degli Stati Uniti. Da mesi, infatti, sono in discussione due proposte di legge: SOPA (Stop Online Piracy Act) e PIPA (Protect IP Act), nate con lo scopo di ridurre la pirateria ma che, di fatto, limitano la liberta di espressione sul web. Wikipedia invita a far sentire la propria voce, diffondendo su blog e social network la protesta. Il sito Sopa Strike sta raccogliendo le adesioni e sono moltissimi i siti che hanno deciso di oscurare i contenuti. Anche Google ha deciso a suo modo di partecipare all’iniziativa: non oscurando le pagine (il che avrebbe creato non pochi problemi agli utenti) ma riportando nella home della pagina web inglese la dicitura: ‘Tell Congress: Please don’t censor the web!’ e un link dove è possibile lasciare il proprio nome, cognome, email per unirsi alla protesta. Una semplice infografica spiega cosa comporterebbero le nuove leggi: in sostanza il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti otterrebbe il potere di chiedere un’ordinanza contro i siti che violano i diritti di autore o ne aiutano la violazione, azione che potrebbe essere richiesta anche dai detentori dei diritti d’autore. Con l’ordinanza, il governo potrebbe imporre ai fornitori ai provider di bloccare siti sospetti e la legge prevede pene fino a cinque anni di carcere. I proprietari di un sito hanno fino a cinque giorni di tempo per presentare appello; il problema è che l’oscuramento del sito avviene ancora prima che un processo stabilisca eventuali responsabilità dei gestori. L’argomento è complesso, controverso e le responsabilità dei curatori di un sito sono enormi: anche pubblicare un semplice link con contenuti che violano i diritti, può portare in galera, poiché si violano i diritti d’autore e si aiuta alla diffusione di contenuti illegali. Ogni gestore dovrebbe controllare anticipatamente tutto il materiale pubblicato, scelta impraticabile in alcuni casi (pensate solo ai link su Twitter, Facebook o YouTube). C’è anche da dire che l’industria cinematografica e alcuni produttori di videogiochi si sono detti favorevoli.Â
[A cura di Mauro Notarianni]