WhatsApp chiuso in Brasile: si tratta di uno stop imposto e temporaneo di 48 ore stabilito da un giudice di San Paolo ma la situazione economica e soprattutto politica del Paese fanno prevedere un micidiale giro di vite contro tutte le libertà del web e contro Facebook, Twitter e tutti i principali servizi social che potrebbero presto essere dichiarati fuori legge.
La decisione di chiudere il servizio social, il più usato nel paese sudamericano (il 93% delle persone connesse al web, per lo più giovani e meno abbienti, lo utilizzano) deriva da una serie di pressioni congiunte: da una parte le compagnie telefoniche hanno fatto opera di lobby sul governo per far dichiarare illegali i servizi vocali di WhatsApp, con lo scopo di fermare la discesa dei profitti, dall’altra ci sono in ballo anche le forze politiche e dirigenzili in parte indagata per corruzione e riciclaggio che vogliono tenere sotto controllo il sistema dell’informazione, un ruolo recitato anche dall’incontrollabile Whatsapp.
In pratica il governo e le forze politiche brasiliani, vogliono avere la certezza di poter gestire ogni cosa pubblicata in rete e avere la sicurezza di bloccare il principale strumento impiegato per organizzare cortei e manifestazioni di protesta, come in realtà è già avvenuto in passato in occasione dei campionati del mondo di calcio. Per tutte queste ragioni i difensori dei diritti della Rete ma anche società umanitarie e che difendono la libertà di espressione osservano con preoccupazione quanto sta avvenendo in Brasile in questi giorni.
Il timore è che Whatsapp potrebbe essere solo il primo della fila. Sono pronte proposte di legge che, come riporta TechCrunch, possono rendere un atto criminoso i post online sui social media, ma anche file audio, video e fotografie: persino i selfie potrebbero essere vietati per legge. Non solo: altri emendamenti impongono che ogni utente che accede al web deve registrare il proprio codice fiscale, indirizzo e numero di telefono in un database mantenuto per 3 anni, in questo modo sarebbe sempre possibile risalire all’identità degli utenti.
In Brasile la presidente Dilma Rousseff aveva spinto per l’approvazione di un decreto molto liberale sulla rete, il decreto “Marco Civil” secondo il quale si proclama la neutralità di Internet, la libertà di espressione su questo media e la necessità di proteggerne la sicurezza. È quindi possibile che ogni legge restrittiva proclamata dal parlamento, possa essere bloccata ma è anche vero che la Russeff potrebbe presto essere messa sotto accusa e forse dimissionata e la sua figura è molto indebolita. Secondo molti osservatori, quindi, è possibile che qualche forma di limitazione all’uso di Internet e dei social possa essere messa in atto.
Se Facebook, Twitter, o Instagram dovessero subire qualche contraccolpo serio dai movimenti in corso nel parlamento (a guida conservatrice) del Brasile, sarebbe un problema per l’intero universo dei social a livello planetario. I brasiliani sono rispettivamente o secondi o terzi in tutte le classifiche di utilizzo dei social media a livello mondiale e spendono il doppio del tempo sui social di quanto ne spendano gli americani.