L’entusiasmo per l’intelligenza artificiale AI è esploso soltanto negli ultimi mesi, ma in realtà esiste da un bel po’ di tempo e un esempio lampante è l’uso che ne fa Walmart all’interno dei suoi negozi. Si tratta del più grande rivenditore statunitense con 4.700 negozi a marchio Walmart a cui si aggiungono altri 600 negozi Sam’s Club che fanno parte dello stesso gruppo.
Da più di un anno l’apprendimento automatico migliora sia l’esperienza del cliente che quella dei dipendenti – spiega Anshu Bhardwaj, vicepresidente senior della strategia tecnologica del colosso USA del retail – fornendo un’enorme quantità di dati su ciò che le persone cercano in quel momento, o su ciò che gli piace, su quel che stanno acquistando e quando: «i clienti generano tutta questa mole di dati permettendoci di migliorare l’esperienza di acquisto basandoci sui loro desideri».
Uno dei modi con cui l’azienda riesce in questo obiettivo è assicurandosi che gli articoli che i clienti intendono acquistare siano disponibili; ora, in una catena immensa come quella di Walmart, significa tenere sotto controllo qualcosa come 6.000 prodotti impilati sugli scaffali in magazzini che mediamente ricoprono una superficie di oltre 12.000 metri quadrati.
A questo scopo sono impiegati dei robot lavapavimenti automatici che, mentre si spostano all’interno dei negozi mantenendo il pavimento pulito, fotografano ogni articolo presente su ogni singolo scaffale del negozio tenendo organizzato l’inventario in tempo reale. Parliamo di qualcosa come 20 milioni di foto scattate ogni giorno, e con una tecnologia ormai affinata che garantisce una precisione del 95%.
Come funzionano i robot AI di Walmart
Questi robot possono distinguere due varianti dello stesso prodotto (come i Kellogg’s Froot Loops dai Kellogg’s Frosted Flakes, dice Bhardwaj) anche se sono impilati sugli scaffali o si trovano in profondità. Se pensiamo a come sono fatti gli scaffali, non sempre ci sono oggetti davanti: magari sono proprio impilati nella parte posteriore, che potrebbe essere perfino in ombra, ed è qui che entrerebbero in gioco l’AI e l’apprendimento automatico.
L’azienda dice di aver addestrato i suoi algoritmi per far sì che siano in grado di discernere i diversi marchi e le loro posizioni di inventario, tenendo conto di quanta luce c’è o di quanto è profondo lo scaffale: quando un prodotto scende sotto una certa soglia, il magazzino viene automaticamente avvisato in modo che possa essere rifornito in tempi utili. Nella foto di Walmart, che riportiamo da CNBC, è visibile uno dei robot AI denominato Auto-C prodotto da Brain Corp che funge sia da lavapavimenti che magazziniere.
Non solo: se c’è una consegna programmata per quel giorno ma in magazzino il prodotto da vendere non c’è, l’algoritmo dirà a un collaboratore di portarlo direttamente al reparto vendite anziché al magazzino, facendo risparmiare molto tempo. Tutto questo come dicevamo è arrivato l’anno scorso e ad oggi avrebbe già aumentato la produttività dei dipendenti del 15%.
L’AI di Walmart è finita anche nell’app tanto che se un cliente ad esempio ordina un pacco di pannolini Pampers, adesso sarà in grado di ricordare quando ha fatto l’acquisto l’ultima volta e proporgli la taglia appropriata a distanza di tempo.
Tutto giusto?
Anche se visto così può sembrare tutto bello, c’è chi teme che l’incontrollabile sviluppo dell’intelligenza artificiale AI possa diventare pericoloso per l’umanità. In Italia il garante privacy ha bloccato ChatGPT di OpenAI.
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