Un caso che bisognerebbe studiare all’università in maniera approfondita per cercare di capire cosa sta succedendo. Lo scenario è la Cina, e al suo interno quel calderone di produzione e innovazione magmatica che è Shenzen, davanti a Kowloon e Hong Kong. La zona economica speciale cantonese dove si concentrano gli attori di uno dei centri nevralgici della produzione elettronica di tutto il pianeta e che adesso comincia a mandare segnali inediti, inquietanti.
Stiamo parlando di X62, il ThinkPad che non esiste. Un classico ringiovanito e ricreato dagli appassionati. Una creatura inedita, spettacolare, che definisce un genere a parte. Ma andiamo con ordine.
Ibm e poi Lenovo fino a dieci anni fa hanno prodotto, tra le infinite varianti di design del ThinkPad, anche i modelli X60 e poi X61, gli unici così (relativamente) piccoli con schermo 4:3. Cerchiamo di capirci: ThinkPad è stato e in parte è ancora il più intrigante fra i computer portatili disponibili su mercato. È l’antesignano del genere, uno dei primi, fu creato su una intuizione di design che derivava direttamente dalla scatola del Bento, la gavetta giapponese, e ha la sua forma squadrata e il colore nero anche nelle iterazioni generate da Lenovo (ma adesso viene prodotto anche in color argento) dopo l’acquisto della divisione Pc di Ibm.
I ThinkPad sono considerati tra i migliori pc portatili per il mondo Windows (e anche Linux, visto che Ibm e Lenovo mantengono i driver che servono a dare la compatibilità con il sistema operativo open) e sono molto amati in ambito aziedale. Sono all’opposto rispetto alla concezione dei MacBook (e prima ancora di quella dei PowerBook) però possiamo considerarli l’altro lato della barricata in senso buono, mentre i Vaio di Sony sono alle volte la cosa che più si avvicina alla filosofia Apple per i computer portatili, senza contare le numerose collaborazioni tecnologiche fra le due aziende e la stima che Steve Jobs aveva per i fondatori dell’azienda giapponese.
La generazione degli X60 e X61 aveva (e a quanto pare ha ancora) una nota molto particolare. Computer leggeri, di dimensioni ridotte, con schermo da dodici pollici e in proporzione 4:3, un fattore di forma dello schermo molto comodo per il lavoro – lo ricorderanno gli utenti del PowerBook 12, che aveva le stesse proporzioni – ma che è stato nel tempo soppiantato dai formati “panoramici” da 16:9 e 16:10. Inoltre, assieme a uno spessore rilevante e a un buon numero di porte, la coppia di portatili Ibm aveva anche la mitica tastiera dei ThinkPad, che viene considerata una delle migliori di sempre. E, diciamocelo, anche la cosa più importante in un portatile se viene usato per scrivere parole, numeri, codice o quant’altro.
Oggi il valore di quei vecchi computer, dotati di processore Intel di più di dieci anni fa, è ovviamente sceso moltissimo e senza pietà. Si possono trovare su ebay per un centinaio di dollari/euro, anche in configurazione italiana della tastiera. Se li trovate e la batteria funziona, potete caricarci un Linux che non sia troppo esoso e usarli per compitio base, ma limiti di potenza, della parte grafica e di memoria li rendono problematici ad esempio per navigare il web di oggi, con pagine sempre più pesanti ed esose in termini di risorse.
Adesso, però, quelli di 51bn, che sarebbero poi gli appassionati di Shenzen, hanno deciso di ridare vita a queste vecchie macchine. E, avendo a disposizione le tecnologie per farlo, hanno creato ex novo una scheda madre con le proporzioni giuste per stare dentro la scocca del vecchio computer. La scheda ha un processore Broadwell-U i5 ES da 2 GHz oppure un Core i7 5600U, un nuovo pannello SXGA+ IPS da 12,1 pollici FlexView con risoluzione 1400 per 1050 pixel, e un approccio “bring your oown storage, battery and ram”. La scheda madre permette di arrivare sino a 32 GB di Ram, si possono installare SSD mSATA e sono incluse nuove porte che sostiuiscono le precedenti: mini HDMI, mini DP e USB 3.0. E ovviamente il Wifi è 802.11 ac. (Volendo si possono ordinare le componenti esclusa la scocca dell’X61 e lavorare sul proprio esemplare per aggiornarlo. In questo caso il costo scende fino a circa 400 dollari. Qui maggiori informazioni su come ordinarli).
Se si decide di installare anche la retroilluminazione led del pannello IPS (operazione un po’ complessa ma necessaria per preservare la batteria) alla fine ci si trova con un computer moderatamente moderno e capace però di essere impiegato in maniera molto flessibile soprattutto per chi lavora molto di tastiera, il suo vero punto forte.
Il computer X62 viene prodotto a blocchi di sessanta pezzi per volta, costa circa 750–800 dollari nella versione base e arriva a 980 per quella con i7 ed è diventato una specie di fenomeno in rete. Pian piano la stampa internazionale se ne sta accorgendo, e ci si comincia a chiedere perché stia avendo questo successo tra gli appassionati. Portatili custom-made sono una rarità e questo in particolare sembra un’opera di artigianato che però viene venduta rapidamente.
Una delle prime considerazioni che viene fatta è che i portatili di oggi non siano innovativi (se non per la potenza che possono erogare) ma sono anzi diventati scomodi per una eccessiva rincorsa al design sempre più leggero e filante. X62, questo il nome del “clone” ma sarebbe meglio chiamarlo “figlio naturale” degli X60-X61, non fa solo parte di una operazione nostalgia come quella del Nokia 3310 2G e adesso 3G presentati dalla nuova edizione dell’azienda finlandese. Invece, X62 sottolinea in maniera filologicamente corretta che quelle macchine erano il vertice di una capacità produttiva e di realizzazione di prodotti super funzionali con modalità di uso ben definite e capite.
La tastiera è considerata il punto chiave, ma anche la resistenza e solidità della scocca, lettore impronte digitali, senza lettore ottico (all’epoca era considerato un problema, oggi è una opportunità per avere più batteria o due dischi) e un peso ragionevoe, vale a dire 1,63 Kg.
La domanda, da utente Mac da tutta una vita e soprattutto di computer portatili della casa della Mela, è a questo punto quasi banale. Non sarebbe bello poter mettere le mani su un PowerBook 12, prodotto a partire dal 2003 fino a metà del 2006, e soprattutto sulla sua tastiera? Una macchina che gli appassionati dell’epoca ancora rimpiangono, anche perché i processori PowerPC G4 oggi non sono in grado di fare niente. Ma una scheda ripensata magari cannibalizzando Macbook più recenti, con delle porte migliori, batteria potenziata, schermo migliorato, porte più moderne, potrebbe essere una piccola rivoluzione per chi magari preferirebbe avere venti ore di batteria e una tastiera “classica”, con uno schermo a basso consumo e storage in abbondanza.
Pronto, Shenzen, che ne dici? Qualcuno ci risponde?