Apple starebbe valutando la possibilità di acquistare Sony. Questa l’indiscrezione lanciata da Barrons nel corso del fine settimana e che ieri, dopo essere partita dagli Usa, è approdata in Giappone suscitando un certo interesse da parte di alcune frange della speculazione finanziaria. Le voci su un interessamento da parte di Cupertino per il colosso dell’elettronica basato a Tokyo non sono state prese molto sul serio negli Stati Uniti, ma nel paese di origine della società hanno portato ad una ondata di acquisti che hanno fatto salire il prezzo delle sue azioni.
Apple secondo Barron non avrebbe nel mirino solo Sony ma anche Adobe o persino Walt Disney anche se Sony resterebbe il boccone più appetitoso per dimensioni e target di mercato. Il suo valore sarebbe per altro ampiamente alla portata delle tasche di Apple che dispone di oltre 50 miliardi di dollari in liquidità a fronte di una stima di costo di Sony per un totale di 40 miliardi di dollari.
Anche secondo la banca di investimenti Kaufman Brothers Apple avrebbe intenzione di fare qualche grande colpo sul mercato ma i suoi veri obbiettivi sarebbero Netflix, Facebook o Electronic Arts.
L’euforia di testate giornalistiche e osservatori sul mercato su una possibile acquisizione da parte della Mela deriva da alcune generiche dichiarazioni rilasciate da Jobs nei giorni scorsi: «Se ci si presentasse qualche buona occasione siamo fermamente interessati a perseguire acquisti strategici; siamo in una posizione unica grazie alla nostra solida posizione in fatto di liquidità. Stiamo all’erta non muoviamo il nostro forziere, perché pensiamo che qualche opportunità arriverà».
In realtà in passato Jobs ha sempre fatto chiaramente intendere che quando parla di “opportunità” non pensa a colpi delle dimensioni che potrebbe avere l’acquisto di Sony, Facebook o Adobe, operazioni complesse anche dal punto di vista strategico ed organizzativo per le difficoltà di integrazione tra differenti culture aziendali e dei mercati e che potrebbero finire anche sotto la lente delle autorità antitrust, ma ad acquisizioni di minor portata che introducono nel sistema Apple tecnologie chiave senza andare ad incidere sul sistema di Apple. È pur vero che la montagna di denaro di cui dispone il cassiere di Cupertino lascia immaginare che non si escludono operazioni non da qualche centinaio di milioni di dollari, come quelle fatte per acquistare PASemi, ma di miliardi di dollari e per spendere miliardi di dollari si deve guardare appunto a qualche colpo clamoroso anche se un acquisto di nomi quali Adobe o Sony a prima vista resta altamente improbabile.