Esordio con il botto per Vmware a Wall Street. Nel primo giorno di quotazione la società americana specializzata in software per la virtualizzazione ha infatti guadagnato fortemente rispetto al prezzo dell’Ipo (offerta pubblica iniziale) che era fissato a 29$, dimostrando che il business di cui si occupa è di grande interesse e grande attualità .
Fin dall’apertura il titolo è schizzato verso l’alto toccando immediatamente i 48$, per poi salire fino a quota 55,50, superiore di oltre il 91% al valore iniziale. Il valore complessivo della società , uno spinoff di EMC Corp., una specialista del’archiviazione, ha superato i 20 miliardi di dollari, trasformando il debutto di Vmware nell’Ipo di maggior successo nel campo della tecnologia dallo sbarco a Wall Street di Google. Per capire quanto gli investitori credono in Vmware basti il confronto con l’affermata e ben radicata Symantec che, nonostante operi in un settore delicato e con enormi prospettive di crescita, ha un valore di mercato di appena 16 miliardi di dollari.
Ricordiamo la debuttante di Wall Street ha tra i suoi principali punti focali il mercato della virtualizzazione su Mac. Il suo Fusion consente di far girare Windows (e altri sistemi operativi) su computer con Mac Os X, realizzando sistemi ‘due in uno’ che, non solo nel mondo della Mela, rappresentano a giudizio degli analisti il futuro dei sistemi operativi. Tra le prospettive all’orizzonte sistemi operativi completamente ‘incapsulati’ all’interno dei sistemi di virtualizzazione che permetteranno agli utenti di lanciare applicazioni praticamente senza curarsi dell’Os per cui sono state create. Chi investe in software per la virtualizzazione scommette anche sul fatto che in futuro saranno le società come Vmware a comandare il mercato del software, creando una sorta di supersistema operativi e prodotti che insieme permetteranno di costruire “computer nei computer”. Si avrà così la possibilità di eseguire vari compiti contemporaneamente, usando lo stesso sistema operativo o differenti sistemi operativi, completamente isolati gli uni dagli altri ma affiancabili, senza eccessivi investimenti harware, per l’esecuzione di progetti complessi.
Un simile scenario renderebbe difficile la vita per chi crea sistemi operativi, non tanto perché smetterebbe di produrre Os, ma perchè sottrarrebbe al suo controllo l’evoluzione della tecnologia. Non a caso Microsoft non solo guarda con sospetto alle manovre di Vmware e di tutte le sue concorrenti, ma sta considerando la possibilità di attaccare massicciamente con suoi prodotti la nicchia di mercato della virtualizazione.