Secondo un recente studio della Association of National Advertisers in USA, circa un quarto delle visualizzazioni pubblicitarie video (il 23 per cento) sono un realtà generate non da utenti reali, che osservano gli annunci pubblicitari video, ma da pratiche di hacking, mirate a gonfiare l’audience e generare ricavi pubblicitari aggiuntivi.
Per raggiungere questo scopo, gli hacker infettano i computer vulnerabili creando così diversi “botnet”, delle reti aggregate di computer infettati, in gradi di essere controllate da remoto per generare in questo caso visualizzazioni fasulle di pubblicità video, per lo più durante la notte, quando i legittimi proprietari dei dispositivi dormono.
Questi servizi legati alle botnet verrebbero venduti alle agenzia pubblicitarie, bisognose di offrire e garantire un traffico pubblicitario elevato, che verrebbe a sua volta venduto ai clienti e spacciato come traffico reale. Uno stratagemma che già il prossimo anno potrebbe costare circa 6.3 miliardi di dollari agli inserzionisti.
Attualmente i botnet, oltre a contare circa il 23 per cento delle visualizzazioni pubblicitarie video, contano anche circa il 11 per cento delle visualizzazione di pubblicità tradizionale sotto forma di banner, un numero che sarebbe destinato a crescere con il passare del tempo. Le associazioni dei pubblicitari vogliono contrastare questo fenomeno e sarà importante nei prossimi anni riuscire a combattere i botnet con efficacia; un fallimento potrebbe significare serie difficoltà per il mondo della pubblicità digitale.