La Corte d’Appello di Roma ha emesso una sentenza che rappresenta un duro colpo per il portale Vimeo, condannandolo a pagare una somma considerevole di 3,5 milioni di euro a RTI, una società del Gruppo Mediaset.
Questa è la seconda volta che Vimeo perde in appello dopo aver cercato di annullare una sentenza di primo grado che lo ha ritenuto responsabile per la pubblicazione non autorizzata di programmi televisivi di Mediaset coperti da diritto d’autore.
In precedenza la corte aveva già stabilito un risarcimento di 8,5 milioni di euro nell’agosto 2022. Sommando questo importo ai 3,5 milioni di euro della sentenza attuale, Vimeo sarà tenuta a risarcire Mediaset per un totale di 12 milioni di euro.
La Corte d’Appello di Roma ha chiarito in modo inequivocabile che non è responsabilità del detentore dei diritti d’autore indicare con precisione gli URL dei video illecitamente caricati su Vimeo. Basta fornire i titoli dei programmi pubblicati senza autorizzazione.
Vimeo contro RTI Mediaset, una sentenza importante per gli editori
Pertanto, Vimeo avrebbe dovuto individuare tempestivamente le violazioni del diritto d’autore al momento dell’upload o poco dopo e, in caso di notifica da parte di RTI, avrebbe dovuto rimuovere o disabilitare l’accesso ai filmati, il tutto senza la necessità che RT individuasse le URL specifiche.
Questa decisione è di notevole importanza per gli editori e conferma i principi stabiliti dalla Corte di Cassazione con la sentenza numero 7708/2019, nonché dalla giurisprudenza europea, riguardo alla responsabilità degli hosting provider.
Inoltre, viene sottolineato il concetto del “prezzo del consenso” come soglia minima per il risarcimento dei danni subiti, sottolineando che non è possibile utilizzare altri criteri che possano ridurre ulteriormente l’importo del risarcimento.
In definitiva, questa nuova sentenza conferma e rafforza l’orientamento della giurisprudenza sia nazionale che comunitaria, orientata a contrastare un fenomeno che ha un impatto significativo sul valore economico delle aziende editoriali e sulla stabilità occupazionale.
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