Lee Jae-yong, il vice presidente di Samsung, ma in pratica il capo del colosso sudcoreano da quando suo padre Lee Kun-hee è stato costretto due anni fa a mollare per una grave malattia, è stato formalmente incriminato per corruzione, appropriazione indebita, occultamento di beni all’estero e falsa testimonianza nell’ambito delle indagini che hanno coinvolto la presidente sudcoreana Park Geun-hye (sotto impeachment dal dicembre scorso con accusa di corruzione e di avere ricevuto tangenti da varie aziende sudcoreane).
Il capo del colosso sudcoreano è accusato di aver versato tangenti per 40 milioni di dollari al fine di ingraziarsi Choi Soon-sil, la principale protagonista dello scandalo di Seul , una sorta di “sciamana” finita in carcere con accuse di estorsione e truffa che avrebbero interferito con le attività di governo.
Oltre a Lee sono formalmente accusati anche altri quattro dirigenti dell’azienda sudcoreanna che ha già preannunciato i licenziamenti dei manager interessati e misure che dovrebbero permettere in futuro di migliorare la trasparenza. Lee non è stato ad ogni modo toccato e a quanto pare continuerà a mantenere la sua posizione durante il procedimento giudiziario.
Jay Y. Lee (48 anni) è, di fatto, a capo del conglomerato Samsung che si occupa delle varie attività del gruppo, essendo l’unico figlio del presidente Lee Kun-hee, da tempo malato; quest’ultimo aveva lasciato Samsung nel 2008 anche lui dopo uno scandalo in merito alla gestion di fondi illeciti. Era tornato alla guida del gruppo due anni dopo ma un attacco di cuore e condizioni di salute non stabili lo avevano costretto a lasciare buona parte dell’azienda al figlio Lee.
La posizione di Lee si è aggravata dopo l’arresto del presidente del National Pension Service, Moon Hyung-pyo, il quale ha ammesso di aver fatto pressioni per far approvare – quando era ministro – la controversa maxifusione dell’anno scorso tra due affiliate del conglomerato, Cheil Industries e Samsung C&T. Subito dopo l’approvazione, Jay Y. Lee si era incontrato con la presidente Park: gli inquirenti sospettano che questa avesse chiesto al vertice di Samsung di erogare finanziamenti a entità al cui capo era legata la sua amica di Choi Soon-sil. Questa, avrebbe sfruttato i suoi legami con Park per estorcere a varie aziende sudcoreane decine di milioni di dollari sotto forma di “donazioni” a favore di fondazioni private da lei dirette.