A tre mesi dall’inizio del processo che ha visto contrapposte Epic e Apple, il giudice incaricato del procedimento ha emesso un verdetto. Ci sono notizie buone e meno buone dal punto di vista di Apple. La più importante è che la decisione del giudice Yvonne Gonzalez-Rogers potrebbe compromettere una delle regole di cui gli sviluppatori hanno dovuto finora tenere conto: non sarà più vietato fare presente all’utente di un’app che ci sono altri modi per abbonarsi o acquistare contenuti in-app, sfruttando metodi che prevedono pagamenti al di fuori dell’App Store.
Il giudice ha emesso un’ingiunzione permanente che obbliga Apple ad abbandonare questa pratica. Gli sviluppatori potranno dunque includere collegamenti esterni nelle loro app indirizzando gli utenti anche verso meccanismi di acquisto diversi da quelli finora previsti nelle app. Apple aveva già fatto un passo in questa direzione nell’ambito di un accordo con il regolatore giapponese, ma l’ingiunzione del tribunale riguarda tutte le applicazioni, non solo le app “reader” (tipo Netflix, Spotify e affini) per le quali Apple aveva deciso di fare eccezione (app che che forniscono contenuti o abbonamenti ai contenuti digitali precedentemente acquistati per riviste, giornali, libri, audio, musica e video).
Come accennato, ci sono anche notizie positive per Apple: la sentenza stabilisce che Cupertino non ha abusato della posizione dominante su App Store anche se più volte sono state evidenziate pratiche definite anticoncorrenziali. Ad eccezione della questione dei collegamenti per consentire acquisti anche all’infuori dell’App Store, il giudice è per il resto generalmente dalla parte di Cupertino. Epic dovrà, tra le altre cose, versare a Apple 12 milioni di dollari per il riconoscimento di danni legati all’infrazione di regole dell’App Store (la somma è stata calcolata tenendo conto del 30% dei ricavi ottenuti nel 2020 da Fortnite per iOS sfruttando sistemi di pagamento diversi da quelli previsti da Apple, più gli interessi).
Tutto ciò non significa che vi saranno dei cambiamenti immediati: c’è ovviamente ancora la possibilità dell’appello e Cupertino può presentare ricorso contro la decisione.
Apple ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Oggi il tribunale ha confermato ciò che abbiamo sempre saputo: l’App Store non funziona in violazione del diritto antitrust. Come riconosciuto dalla Corte, “il successo non è illegale”. Apple si trova ad affrontare spietate condizioni di concorrenza in tutti i segmenti nei quali operiamo, e riteniamo che i clienti e gli sviluppatori ci scelgano perché i nostri prodotti e servizi sono i migliori del mondo. Ribadiamo il nostro impegno per garantire sicurezza e fiducia nell’App Store a supporto di una fiorente comunità di sviluppatori e di oltre 2,1 milioni di posti di lavoro negli USA, ambito nel quale le regole valgono per tutti».
È di ieri la notizia che Epic aveva chiesto a Apple di ripristinare il suo account sviluppatori intendendo riproporre Fortnite sull’App Store in Corea del Sud. La richiesta è legata alla norma recentemente approvata in Corea del Sud contro il monopolio dei pagamenti digitali che ha preso di mira sia Apple Store sia Google Play Store, e al già citato cambiamento di policy di Apple che ora permette di visualizzare le opzioni di pagamento esterne all’App Store, uno dei problemi al centro del processo Apple-Epic Games.
Ricordiamo che la causa madre relativa alle commissioni del 30% e ai metodi di pagamento alternativi è quella che vede contrapporti Epic ad Apple. Il processo vero e proprio tra le due società è iniziato il 3 maggio. Già altri importanti protagonisti della scena hanno fatto le proprie mosse collaterali, tra queste Microsoft e Google. Tutti gli sviluppi della vicenda sono disponibili da questa pagina.