Vision Pro (provato da noi qui) è destinato a fare la fine degli altri visori di realtà virtuale e trasformarsi in un flop come sospettava qualcuno? La domanda è legittima se si vuole dare ascolto e credito a quanto scrive Mark Gurman nella sua newsletter domenicale, PowerOn.
Tra la tanta carne al fuoco del periodico digitale, spiccano i capitoli dedicati al prodotto che dovrebbe rivoluzionare il segmento del VR. Qui il giornalista di Bloomberg ci fa sapere che secondo le sue fonti l’interesse per il Vision Pro si è parecchio affievolito.
Le folle che si erano viste per provarlo al lancio americano si sono dissolte e gli slot per gli appuntamenti per l’esperienza che dovrebbe convincere a comprare il visore sono quasi tutti liberi: da due al giorno si è scesi a due la settimana. In qualche caso chi si prenota neppure si presenta.
La prova che qualche cosa non stia funzionando secondo le previsioni e che ci sia necessità di risollevare l’interesse, sarebbe testimoniato anche dal fatto, dice il giornalista, che da qualche giorno Apple sta spingendo molto con il marketing anche sulla prima pagina del suo sito americano. «Cosa che mai fatta in precedenza», si legge su PowerOn.
A nostro giudizio la parte più preoccupante per pronosticare un successo futuro, per quanto distante, del Vision Pro che emerge dall’articolo di Gurman è la testimonianza su come egli stesso fruisca oggi del dispositivo.
«Durante i primi due mesi l’ho usato tutti i giorni, spesso più volte al giorno. Ora lo uso una o forse due volte al giorno. In questo momento – spiega il giornalista – appare chiaro che Vision Pro è troppo ingombrante e macchinoso da usare nella quotidianità».
L’attacca e stacca della batteria, l’avvio del sistema, la navigazione dell’interfaccia e l’assenza di un’applicazione che renda ragione del suo utilizzo sono un problema che spesso non vale la pena di affrontare. «È più facile accendere il portatile o la Tv per guardare un video – dice Gurman -. Oltre a questo il Vision Pro mi porta fuori dal mondo reale, rendendolo problematico e imbarazzante da utilizzare in presenza di famigliari e di colleghi di lavoro. Si tratta di qualche cosa che si deve usare quando si è da soli».
La testimonianza è importante non tanto e non solo perché presentata da qualcuno che conosce la tecnologia, il Vision Pro e il settore della realtà virtuale ma perché si tratta delle stesse identiche problematiche che affliggono i concorrenti, Meta Quest per primo. Si tratta di dispositivi che suscitano interesse ed entusiasmo ad un primo contatto, ma poi finiscono in un cassetto. Senza contare il fatto che si direbbe che il gruppo di potenziali utilizzatori, non si sta per nula ampliando ma dopo il fattore novità che ha portato ad una crescita del settore, si sta addirittura riducendo.
Apple può fare qualche cosa per invertire il trend? Ampliare il mercato dove viene venduto è altro passaggio indispensabile che Apple pare si sia già impegnata ad affrontare. M la cosa più importante sarebbe ridurre il prezzo del Vision Pro, come dice Gurman, oppure crearne un nuovo modello con un prezzo più basso e funzioni semplificate.
Che tutto questo possa bastare per consentire ad Apple di creare qui, nel settore della realtà virtuale ed aumentata, la nuova nicchia chedopo il fallimento del progetto Apple Car, Cupertino sta cercando come “next big thing”, è però tutto da vedere.
Se il problema che frena nell’acquisto e nell’uso dei visori VR è infatti in fattori sociali e culturali che portano il Vision Pro in una ristretta nicchia in un contesto altrettanto ristretto, allora Apple dovrà inventarsi qualche cosa di nuovo per ripetere il successo che ha avuto con iPhone e iPad.