Un gruppo di vari Stati USA ha citato in giudizio Google, un’azione antitrust con la quale si contesta il controllo e le tariffe del Play Store.
Lo riferisce il sito Politico, spiegando che la causa è stata depositata presso un tribunale federale della California, guidata da Utah, North Carolina, Tennessee, New York, Arizona, Colorado, Iowa, e Nebraska. Gli Stati in questione contestano a Google l’obbligo di pagare una commissione del 30% sulle transazioni per tutti gli acquisti dei clienti di beni e servizi, rendendo obbligatorio da settembre per gli sviluppatori il passaggio al sistema di pagamenti Google Pay per ogni tipo di transazione prevista dalle applicazioni, caricando un 30% di costi di commissione.
Lo scorso anno Google aveva annunciato una stretta per il 2021 sull’applicazione delle commissioni del 30% per i pagamenti effettuati all’interno delle app presenti nel suo Play Store, obbligando gli sviluppatori a usare suoi sistemi di pagamento, un cambiamento in linea con quanto fa già Apple che rende obbligatorio il passaggio per suoi sistemi di pagamento, impedendo l’uso di metodi di pagamento alternativi (senza possibilità di ricavare commissioni).
Non è chiaro se toccherà anche ad Apple difendersi da future citazioni in giudizio per gli stessi motivi e questione di policy che riguardano le commissioni su app e acquisti in-app per l’App Store. Cupertino sta da tempo battagliando nei tribunali con Epic Games su tale questione e a questo proposito è attesa a breve la decisione del giudice. Epic e Apple sono arrivati in tribunale per l’esclusione del gioco Fortnite dopo che Epic aveva aggirato le policy della Mela che prevedono il pagamento di una contestata commissione del 30% sugli acquisti in-app.
Google ha recentemente deciso di offire agli sviluppatori di app Android la possibilità di ridurre le commissioni sulle transazioni per tutti gli acquisti (di app e in-app) su Google Play se questi offriranno una più profonda integrazione delle loro app con piattaforme di Big G quali WearOS e Android Auto.