Immaginate un telefono Gsm quad-band, Umts dual band, con standard di trasmissione dati per i due sistemi, dotato di Wi-Fi a,b,g,n, Bluetooth su due standard e magari qualcosa d’altro come il prossimo WiMax, per non farsi mancare niente. Tutti questi sistemi radio da un lato rispondono all’esigenza di dare accesso universale alle reti da parte di un singolo terminale, mentre dall’altro creano non poche complicazioni. Ogni singolo blocco di trasmissioni ha infatti bisogno di componenti elettroniche e chip di controllo dedicati, in grado di raccogliere il flusso dei dati in uscita dal telefono e impacchettarlo nella giusta sequenza codificata per ciascuno standard, passando magari dinamicamente dall’uno all’altro. Un gran casino.
Che si ripete, uguale, anche dal punto di vista delle torrette di trasmissione, che spesso portano con sé più di uno standard: perché alzare tante paline sui tetti delle case quando si può, con la stessa palina, consolidare almeno unn paio se non tre degli standard? Certo, per ognuno serve un blocco di trasmissione, un ruoter e abbastanza potenza di calcolo per gestire tutte le connessioni. Un gran casino anche qui. Oppure no?
Vanu Bose, figlio del fondatore dell’azienda omonima che sul mercato consumer è conosciuta per gli ottimi impianti di amplificazione e riproduzione dell’audio, ha avuto da tempo un’idea che sta portando avanti con fatica contro le diffidenze del settore ma che, secondo il New York Times di domenica, potrebbe cambiare per sempre un intero settore. In pratica, perché non consolidare tutto in un unico blocco di trasmissione comandato da un software che “tramuti” il segnale in quello via via necessario alla trasmissione?
In pratica, è lo stesso concetto dietro ai modem software o SoftModem, cioè apparati che sono semplici modulatori di segnale sulla linea telefonica, utilizzando un software apposito per “cambiare” sistema e velocità . L’obiettivo di Bose è proprio quello di rendere software il sistema di controllo della trasmissione attraverso le paline e le stazioni base, rendendo l’espansione a nuove frequenze e nuovi standard radio questione di un semplice upgrade software. La sua visione, finora ostacolata da un piccolo fattore tecnico e cioè la scarsa potenza dei processori dedicabili a questo tipo di servizio e l’elevato costo, è superata, sostiene Bose. Il traguardo è vicino.
Nonostante l’idea sia originariamente di Joseph Mitola (negli anni Ottanta) e che sia Motorola che Ericsson, nella realizzazione dei loro impianti, utillizzino stack software per la gestione delle stazioni radio, Bose è il primo ad avere un’offerta software completa che può, secondo lui, fare fin da oggi tutto quello che è necessario. E per i cellulari? Lì i costi sarebbero ancora troppo elevati, dal punto di vista delle componenti e della classe del processore. Ma è questione di tempo. Poco tempo.