L’Irlanda si prepara a cancellare una legge fiscale che consente ad Apple di ridurre le somme versate in tasse, ma questo potrebbe fare poca differenza sia per il governo dell’Isola che per Apple. Queste le conclusioni cui giunge un articolo di Reuters, che prende in esame alcune variazioni alle norme che regolano l’insediamento delle aziende stranieri sul suolo irlandese e il loro regime tributario.
In particolare il governo guidato da Enda Kenny avrebbe deciso, dopo le pressioni che sono arrivate dall’Unione Europea e da alcuni dei più importanti alleati come gli Stati Uniti, di cancellare la norma che consente alle aziende di dichiararsi “apolidi” dal punto di vista fiscale e conseguentemente di ridurre il pagamento delle tasse al 2% contro il 12,5% che dovrebbero pagare se fossero insediate fiscalmente in Irlanda. Questa norma è finita nel mirino di politici di tutto il mondo dopo che una commissione senatoriale americana l’aveva indicata come l’architrave del sistema che ha consentito ad Apple (ma non solo) di eludere tasse su profitti per un totale di 44 miliardi di dollari.
Mandare in soffitta il “sacro Graal dell’elusione”, come e era stato definito dal senatore Carl Levin, presidente della commissione che in proposito aveva interrogato anche Tim Cook, potrebbe però fare pochissima differenza. In base alla proposta di legge chiunque, pur non potendo più dichiararsi apolide fiscalmente, potrà dichiarare come residenza fiscale un qualunque paese del mondo dove le condizioni fiscali potrebbero anche essere più favorevoli come, ad esempio, le Bermuda. In termini pratici questo potrebbe addirittura consentire ad Apple, ma anche a Google e Microsoft, tutte le grandi aziende che hanno eletto per i benefici fiscali l’Irlanda come loro domicilio fiscale in Europa, di pagare zero tasse.
In un comunicato il governo Irlandese non ha specificato chiaramente quali sono le sue intenzioni, parlando solo di “eliminazione dell’aggressiva pianificazione fiscale di alcune aziende” che rappresenta un problema per i legislatori in tutto il mondo: «l’Irlanda – dice la nota – è determinata a fare fronte a questa problematica».