Nel 2010 una automobile di piccole dimensioni aveva attirato l’attenzione di Steve Jobs: V-Vehicle, progettata da Bryan Thompson, esperto industrial designer, realizzata insieme a un team da lui guidato. Lo racconta lo stesso Thompson al Guardian, spiegando di quando arrivò una mail con oggetto “Steve Jobs” e nella quale l’allora CEO di Apple spiegava di voler vedere il veicolo.
L’idea di Thompson e del suo team era di creare un veicolo leggero (il 40% in meno rispetto a un veicolo tradizionale), alimentato a benzina, creato con materiali poco costosi (polipropilene, fibre di vetro e speciali tessuti) e da vendere a non più di 14.000 dollari. Alcuni investitori di Silicon Valley avevano avuto modo di apprezzare il progetto e fu da qualcuno di loro che Jobs seppe dell’iniziativa in questione.
Thompson incontrò Jobs a Palo Alto; all’incontro era presente anche il figlio di Jobs, Reed (che lamentava il malfunzionamento di un prototipo di iPhone). Jobs consigliò al figlio di rientrare in casa, si accomodò all’interno del veicolo e Thompson sul lato passeggero. Altri due tentarono di sistemarsi nei sedili posteriori ma Jobs li fermò: “Non voglio nessun’altro qui”.
Nei quindici minuti successivi, Thompson racconta di avere appresso di più sul mondo della plastica di quanto aveva imparato in anni nelle scuole di design e nel mondo dell’industria automobilistica, con Jobs che suggeriva idee su materiali e parlava di percezioni dei materiali e design. Jobs suggerì di non nascondere le parti in plastica ma anzi di evidenziarle: “Lasciate che i materiali parlino onestamente” avrebbe detto, suggerendo ancora di riprogettare il cruscotto come un unico elemento, “per evocare la sensazione di alta precisione”.
Jobs incoraggiò ancora il giovane designer ad aggiungere alcuni elementi per ottenere una maggiore tensione delle superfici all’interno, così come era stato fatto all’esterno del veicolo mostrando linee “muscolose”. “Una superfice tesa offre la sensazione di maggiore energia, come un animale pronto a balzare” spiegò Jobs. “È qualcosa che ha che fare con il subconscio, dando a un prodotto l’impressione di grande qualità e fiducia”.
Jobs rimase colpito dal fatto che un piccolo team senza le risorse di una grande industria automobilistica era riuscito a eseguire così bene il compito, con un decimo degli investimenti normalmente necessari; in sostanza, per il CEO della Mela, il progetto aveva “un’anima”. Purtroppo il progetto V-Vehicle fallì, anche in virtù dell’assenza dei grandi budget di cui avrebbe avuto bisogno e perché alcuni finanziatori si tirarono fuori.
Il progetto non è del tutto abbandonato, è stato nel frattempo rinominato Next Autoworks, e gli asset di ricerca e sviluppo (89 milioni di dollari) ceduti nel 2015 a LCV Capital Management. L’azienda della Pennsylvania si dice voglia produrre l’auto in Italia; tra i nuovi investitori KPCB (uno degli investitori originari del progetto) ma anche Tony Bonidy, ex direttore che aveva lavorato per la NeXT di Steve Jobs. Impossibile non collegare l’interesse di Steve Jobs per auto innovative, trapelato più volte anche in altri aneddoti, con il progetto Apple Car. Secondo alcuni è possibile che alcune idee di V-Vehicle, per esempio sul peso contenuto del mezzo e sull’impiego di materiali e soluzioni originali per gli interni, saranno impiegati da Cupertino in Apple Car.