La Corte Suprema del Regno Unito ha bloccato un’azione legale contro Google che riguarda il tracciamento non dichiarato delle attività di navigazione web di milioni di utenti iPhone tra il 2011 e il 2012. Stando a quanto riportato nella sentenza, il giudice ha ritenuto che non c’era modo di provare che tutti gli individui coinvolti – oltre quattro milioni di persone tra Inghilterra e Galles – abbiano sofferto di “danno materiale”.
Il caso, indicato come Lloyd vs. Google, era diventato un punto di riferimento su questioni legate alla privacy e azioni di riferimento contro i big del mondo IT. Secondo Richard Lloyd – l’uomo che ha dato il via alla causa – tra il 2011 e i 2012 Google ha tracciato le sue attività sfruttando cookie negli annunci pubblicitari mostrati su Safari per iOS, anche quando l’utente aveva espressamente attivato l’opzione che consente di non essere tracciati, utilizzando successivaenre i dati ottenuti per fini pubblicitari.
Negli Stati Uniti, sempre per il tracciamento degli utenti iPhone, Google è stata condannata nel 2012 a pagare 22,5 milioni di dollari, raggiungendo un accordo con la a Federal Trade Commission (FTC) per mettere fine alle accuse di violazione della privacy di milioni di utenti Apple per tracciare le ricerche online a scopo pubblicitario.
Nel Regno Unito Google si è rivolta alla Corte Suprema per ribaltare una sentenza della Corte d’appello del 2019 che aveva disposto il risarcimento di circa 750 sterline per gli utenti coinvolti nella class action. Il rappresentante dell’azione legale collettiva, Richard Lloyd, cha dichiarato di essere «amaramente deluso dal fatto che la Corte Suprema non sia riuscita a fare abbastanza per proteggere gli utenti”.
Secondo il giudice (qui il documento in PDF), Lloyd non è stato in grado di dimostrare che tutte le persone indicate avessero subito dei danni reali. «Hanno ribaltato una sentenza molto chiara dei giudici anziani ed esperti della Corte d’Appello – ha riferito ancora Lloyd, una decisione che sembra basarsi più su una questione di forma – ovvero la scelta dello strumento della class action anziché la causa individuale. «Se ci sono poche conseguenze per l’abuso dei nostri dati personali, allora si sono pochi incentivi per aziende come Google per proteggere i consumatori», ha continuato ancora Lloyd.
«È un giorno buio in cui l’avidità aziendale è valutata rispetto al nostro diritto alla privacy», ha dichiarato l’avvocato di Lloyd. E ancora «Il governo deve ora intervenire per rendere il sistema più chiaro e più forte, introducendo il diritto per i gruppi di consumatori di agire insieme sotto il Data Protection Act. La responsabilità di proteggere la nostra privacy, i diritti dei dati e l’azione collettiva è di nuovo del governo».
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