Per la prima volta nella storia del mercato musicale USA i servizi di streaming in abbonamento come Spotify, Pandora, e Apple Music hanno ufficialmente superato le vendite di musica digitale.
I dati sono stati rilasciati da Nielsen, secondo cui in generale il consumo di musica degli Stati Uniti è cresciuto del 3% dal 2015 al 2016, risultati simili a quelli di un recente rapporto di BPI che aveva annunciato una crescita simile anche sul mercato musicale UK mercato proprio grazie allo streaming, che è aumentato del 68% nel 2016. Lo streaming è invece cresciuto del 76% negli Stati Uniti nel 2016, e gli utenti americani hanno ascoltato un totale di 431 miliardi di canzoni su piattaforme di streaming
Nonostante il successo dei questo nuovo modello, il mercato musicale è bel lontano dai fasti di un tempo: nel 1999 quando l’industria della musica raggiunse il suo climax grazie alle vendite dei CD fisici, l’intero settore valeva 28,9 miliardi di dollari; oggi vale poco più della metà, 15 miliardi di dollari.
Le entrate del mercato musicale musicale mondiale stanno crescendo ogni anno di una singola cifra, dopo aver subito una progressiva flessione ma mano che i supporti fisici hanno lasciato il posto a formule sicuramente più economiche, basate sul consumo online.
Basti pensare che oggi, con i 9.99 dollari del prezzo di un CD acquistato su Amazon.it, si possono ascoltare per un mese milioni di brani su Spotify ed Apple Music, sproporzione che rischia di far diventare i CD e i supporti fisici sempre più un mercato per i soli appassionati e collezionisti.
D’altra parte lo streaming, pur con i suoi picchi, veicola profitti molto bassi spesso meno di un centesimo per lo “stream” di ogni canzone, in contrasto con i 10-15 dollari che ogni CD era capace di fruttare ai tempi d’oro. In definita, se la musica in streaming emerge come nuovo indiscusso protagonista, il mercato musicale continua solo a “galleggiare”.
