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Le trappole nei testi per evitare i furti di copyright delle AI

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Da quanto è iniziato il boom dell’Intelligenza Artificiale, molti autori di contenuti lamentano di loro lavori rubati dalle AI per l’addestramento senza consenso, veri e propri plagi ai danni di chi ha dedicato moltissimo tempo al lavoro di redazione e verifica dei testi.

Sono stati ideati vari strumenti antiplagio ma finora era complesso dimostrare con precisione se un testo è effettivamente plagiato.

Un controllo antiplagio avanzato, in grado di rilevare lo sfruttamento di testi per l’addestramento di intelligenze artificiali è ora possibile grazie a “trappole sul copyright“, un meccanismo ideato dell’Imperial College London, prestigiosa università britannica.

La tecnica antiplagio consiste nell’inserimento di testi nascosti (alla stregua di filigrane) che scrittori ed editori possono sfruttare per marcare in modo impercettibile il proprio lavoro, permettendo in seguito di rilevare se il testo di qualche autore è stato sfruttato illegalmente per addestrare le AI.

L’idea per trappole di questo tipo non è nuova e concetti simili sono sfruttati da anni, ad esempio, per marcare carte geografiche, indicando ad esempio toponimi fittizi o riportando simboli speciali (quelli che in gergo si chiamano luoghi fantasma, strade-trappola, follie del cartografo), un escamotage messo in atto dagli editori di carte geografiche per smascherare eventuali plagi di aziende concorrenti (i violatori non avrebbero maniera di spiegarne la presenza nelle loro carte).

Uno strumento per disseminare trappole nei testi e capire se le AI rubano materiale coperto da copyright
Agloe è un toponimo nato come fittizio nelle carte geografiche di un editore, per individuare le riproduzioni non autorizzate; in seguito è stato usato realmente per indicare il luogo. Immagine da Wikipedia

Lo scorso anno un produttore di accessori per MacBook che vendeva cover che facevano sembrare la scocca trasparente era stato sgamato a copiare il lavoro del produttore Dbrand. Lo stratagemma usato da quest’ultima per capire se qualcuno copia i lavori consiste semplicemente nell’aggiungere nelle immagini stampate minuscole scritte inserite ad arte in alcuni punti, elementi che hanno permesso di beccare il concorrente con le mani nella marmellata.

“La mancanza di trasparenza è totale dal punto di vista dei contenuti usati per addestrare i modelli, impedendo di trovare il giusto equilibrio tra le aziende AI e i creatori di contenuti”, spiega Yves-Alexandre de Montjoye, professore associato di matematica applicata e informatica dell’Imperial College London che ha guidato la ricerca.

Le “trappole sul copyright” non sono infallibili e possono essere rimosse ma De Montjoye spiega che l’aumento nel numero di sistemi antiplagio rende sempre più complesso e dispendioso per chi copia ignorare queste “protezioni”, una eterna lotta tra gatto e topo per le quali sono auspicabili specifiche regolamentazioni in meiro ad algorimi, sull’equo compenso per gli editori e il diritto a usare testi, immagini e altre fonti che dovrebbe essere protettte dal copyright.

Tutte le notizie che parlano di Intelligenza Artificiale sono disponibili a partire da questa pagina di macitynet.

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