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Unboxing iPad Pro 11”, presa di contatto e prime impressioni

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La scatola, che riceviamo assieme a quella della tastiera Smart Keyboard, all’apparenza è uguale a tutte le altre delle generazioni precedenti di iPad. E la redazione di Macity lo può dire perché le ha spacchettate tutte, a partire dal primo iPad del 2010, comprato il venerdì di Pasqua all’Apple Store della Fifth Avenue dai redattori inviati negli Usa apposta per quello storico passaggio.

Ma questa volta si avverte il senso di novità e di cambiamento. Il primo iPad con il nuovo connettore USB-C, assieme al modello da 12,9″, il primo iPad con finiture completamente rinnovate, schermo con gli angoli smussati, magneti per agganciare (e ricarica) la nuova Apple Pencil, per tenere la cover-tastiera in posizione, ma anche la cover di protezione tradizionale. E soprattutto la tecnologia Liquid LCD che aumenta in maniera impressionante la resa del già notevole schermo dei tablet di Apple.

iPad Pro 2018: primo contatto

Spacchettare l’iPad è una emozione ma anche una procedura molto semplice, perché si procede per strati successivi: plastica, coperchio di cartone, iPad avvolto nella plastica, un altro strato di cartoncino che contiene i depliant illustrativi in varie lingue – l’esercizio di minimalismo per adempimenti legislativi e di sicurezza – e infine il nuovo caricabatteria USB-C con il cavetto più corto e sottile rispetto a quello dei MacBook e MacBook Pro.

Abbiamo deciso di avviare il nuovo iPad Pro immediatamente mettendolo accanto al nostro iPad Pro 10.5 pollici. In questo modo si genera la possibilità di fare il passaggio dati direttamente. Una procedura alquanto comoda, visto che il nuovo apparecchio ha una memoria da 1TB e il precedente da mezzo terabyte. Ovviamente “passa” solo quello che è contenuto all’interno di iCloud, cioè di cui si fa il backup. I dati esclusi dal backup rimangono fermi nel vecchio iPad. Però si movimentano tutte le app (che vengono riscaricate, come sempre) e soprattutto passano in un lampo codici e attivazioni, soprattutto il portachiavi.

Funziona tutto molto semplicemente e in modo automatico. Basta avere pazienza di lasciar finire la prima fase di sincronizzazione, in cui vengono tirate giù le app, soprattutto quelle “chiave”. Ad esempio, se usate Dropbox, aspettate di aver scaricato anche questa app e di esservi loggati la prima volta (la password passa solo a metà perché serve anche il secondo fattore di autenticazione, se lo avete attivato.

Ma è davvero consigliabile attivarlo per la sicurezza che si porta dietro) prima di farne partire altre cvhe la utilizzano per mettere i dati nel cloud. Altrimenti poi dovrete ricostruire la catena che invece sarebbe stata perfettamente funzionante. Nel nostro caso, nella mezz’oretta necessaria per finire tutto – un tempo record rispetto ai passaggi via iCloud o tramite sincronizzazione con iTunes – abbiamo potuto trovare senza problema altre app e comunque vedere le configurazioni.

iPad Pro 2018: primo contatto

Il lavoro con l’iPad comincia però dal suo fattore di forma. L’apparecchio si presenta innanzitutto molto “denso” al tatto. Non è cioè leggero, ma neanche pesante. Sorprendentemente stabile. La sensazione di impugnatura, sia per le cornici ultraridotte che per i nuovi angoli vivi degli spigoli (ma stondati per quanto riguarda i quattro angoli del parallelepipedo) danno un feeling completamente differente. Il design richiama felicemente il linguaggio degli iPhone 4 e 5, con la differenza che qui il vetro è a filo rispetto al bordo di metallo. L’angolo vivo ma non tagliente dei bordi è consentito come soluzione di design dalle ridotte dimensioni di spessore dell’iPad.

Usare un approccio borderless permette di avere a disposizione più superficie di schermo e quindi di infilare un altro quarto di milione di pixel dentro l’apparecchio. Lo schermo è meraviglioso fin dalla prima accensione. La resa è veramente elevatissima, ma sembra un tablet completamente diverso rispetto al tradizionale iPad con “mento” e “fronte” sviluppate. La fotocamera però rimane, anche se integrata nel nero del bordo, con la soluzione di sblocco che abbiamo trovato fin da subito molto performante. Il Face ID “becca” immediatamente il volto, da tutte e quattro le possibili combinazioni di orientamento (verticale su e giù, orizzontale su e giù). La rete neurale è stata ottimamente addestrata e riesce non solo a riconoscere un volto ma anche a capire da che parte è orientato nello spazio, anche se probabilmente qui entrano in gioco anche gli accelerometri dell’iPad.

Proveremo a lungo la fotocamera posteriore, ma possiamo dire sin da questo momento che si presenta al top delle possibili performance per questo tipo di apparecchio. Fa un effetto da “vecchio”, lo ammettiamo, ma usare iPad Pro 11 come fotocamera e il suo schermo come visore rischia di essere una esperienza estremamente gratificante sia come procedura che come risultati.

Attivato l’apparecchio si ritorna alla famigliare consuetudine con iOS, anche se, rispetto a iPad Pro 10.5, c’è una piacevole novità. La tastiera in verticale sfrutta con la massima efficienza possibile lo spazio, “alzando” l’icona del microfono (per la dettatura) e del mondo (per cambiare lingua) allineandoli alla barra dello spazio. Un modo più intelligente di sfruttare lo spazio che rende ancora più ampia la superficie di testo visibile mentre si scrive.

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