Tim Cook lo ha detto chiaramente: l’anno scorso il palcoscenico della WWDC è stato seguito da 35 milioni di spettatori. Per dare un’idea, il finale di Friends è stato seguito da circa 54 milioni di persone, ed era il 2004, quando ancora la televisione era al centro della casa nella maggior parte delle famiglie e i “media event” avvenivano ancora sul piccolo schermo anziché sul cellulare, frammentati in piccole bolle scoppiettanti.
Quando si conduce un programma che in una sera sola fa 35 milioni di spettatori, chiunque salga su quel palco è una celebrità. Alcune più di altre. Ad esempio, quest’anno è saluta sul palco una nuova manager a capo delle relazioni con gli sviluppatori: Susan Prescott.
La posizione di Prescott era tenuta da un leader storico e praticamente sconosciuto: dal 2001 infatti, assunto da Steve Jobs personalmente, c’era Ron Okamoto. Schivo, ex dirigente di Adobe (altra grande azienda specializzata in software, con sede a San Jose, poco distante da Cupertino), si è scoperto che non copriva più la posizione di responsabile delle relazioni con gli sviluppatori si è appresa poche settimane fa quando Apple ha presentato la lista di testimoni nel processo contro Epic Games.
Okamoto ha avuto un ruolo chiave nel definire il processo di review delle app, e le politiche e gli strumenti costruire e distribuire e vendere le app, ma anche gestire il supporto tecnico, i forum, la gestione annuale della WWDC, i premi per gli sviluppatori e poi tutto quel flusso continuo di supporto e comunicazione con gli sviluppatori che va avanti ogni giorno dell’anno, in tutto il mondo.
Al suo posto è arrivata la Prescott, 54 anni, laureata a Stanford, inizio di carriera anche lei ad Adobe, una lunga militanza in Apple (è arrivata a Cupertino nel 2004) dove ha avuto sinora la responsabilità del marketing per le app di Apple e quella per il mercato “education”. Adesso prende la fetta delle relazioni con gli sviluppatori, anche se l’altro lato di questo lavoro, cioè quello verso l’App Store, è ancora gestito da Phil Schiller, ex capo del marketing mondiale dove è stato sostituito da Greg Joswiak diventando anche “Apple Fellow” come altre figure chiave nella storia di Apple, ad esempio Alan Kay. Schiller guida e Matt Fischer, vicepresidente, ha un ruolo esecutivo nella gestione del negozio delle app.
Il ruolo di Prescott è centrale e, ad aggiungere complessità sfidante al momento storico, c’è anche la causa con Epic Games, che ruota attorno all’idea che la “tassa” del 30% sulle app (15% per le app sotto il milione di dollari di transato, dal 2019) sia da rivedere perché ingiusta. Secondo Epic Games sarebbe un balzello medievale, secondo Apple è il prezzo giusto per gli sforzi che l’azienda continua a fare per facilitare la vita agli sviluppatori, ai quali offre la possibilità di creare valore fornendo non solo una platea a cui vendere le app e la piattaforma su cui farlo, ma anche la ricerca tecnica e gli strumenti per realizzare app incredibili.
Questo è stato dopotutto il centro del discorso di Prescott: a partire dalla lunga introduzione sulle API, le interfacce di programmazione delle applicazioni. Sono il modo con il quale gli sviluppatori possono consumare le risorse esposte dal sistema operativo, e avere vita più o meno facile. Tante API, ben fatte e ben documentate, sono il segnale fondamentale di un ecosistema sano che si basa su una piattaforma aperta, vitale e giusta. Stessa cosa per il discorso relativo a Switf, il linguaggio di programmazione creato da Apple per sostituire Object-C, che adesso si orienta nettamente verso la semplificazione della programmazione concorrente, vale a dire del modo con il quale si programmano le app per sfruttare al massimo i processori moderni dotati di più nuclei di calcolo (i core). Apple riprende e incorpora tra le sue tecnologie ragionamenti nati negli anni Settanta in ambito accademico, gli agenti isolati tra loro che evitano la “data race” alla realizzazione di un singolo thread, usati anche da altri linguaggi di programmazione precedenti.
Prescott ha questo ruolo, incluso quello di definire in maniera chiara e con uno stile assertivo molto poco tradizionale rispetto al “marketing con il sorriso” di Apple, che le novità arrivano nei tempi e nei modi stabiliti da Apple e che sono una medicina buona per tutti gli sviluppatori: Xcode Cloud, ad esempio, che è un interessantissimo progetto che porta dentro la vita di milioni di sviluppatori di app per l’ecosistema Apple la possibilità di sfruttare una catena nativa di Continuous Integration e Continuous Development(CI/CD), una nuova metodologia che sta prendendo moltissimo spazio nell’industria del software soprattutto per le grandi aziende, ma che è sostanzialmente sconosciuta alla gran parte dei piccoli sviluppatori. L’impatto “democratizzante” verso l’ecosistema delle terze parti di Apple sarà enorme. Le app, seguendo la strategia che Apple farà maturare l’anno prossimo, vengono scritte a bordo dei dispositivi degli sviluppatori, siano essi singoli che team distribuiti, ma la parte di compilazione continua, benchmark automatico per la parte di QA, verifica, deployment in beta fino a TestFlight (che finalmente sbarca su macOS) avviene tutta nel cloud. Probabilmente a pagamento ma con performance e risultati superiori a quelli ottenibili dai singoli e dai servizi di terze parti non ottimizzati per Xcode.
Gli sviluppatori possono così risparmiare soldi per l’hardware (bastano Mac molto meno potenti e in prospettiva iPad per programmare, perché la parte di compilazione si sposta nel cloud), avere tempi di risposta molto più rapidi e concentrarsi sulla gestione del progetto, sui bug, sul coordinamento che adesso, se Apple fa bene il suo lavoro, avverrà in maniera gestita. Se i costi e le altre cose sono fatte bene uno sviluppatore singolo potrebbe costruire qualsiasi app, anche una di quelle micidiali con tempi di build faticosissimi, da solo addirittura con un vecchio MacBook 12, la Duetto dei portatili Apple, oggi e forse soprattutto domani ricercata non solo dai collezionisti ma anche da chi vuole vivere molto leggero.
Tutto questo è il mondo nel quale Susan Prescott si sta muovendo e che governerà. Il suo è un ruolo ulteriore rispetto a quello di Craig Federighi, e infatti non compare (ancora) nella pagina della leadership di Apple, ma è fondamentale. Il successo di Apple sarà il successo dei suoi sviluppatori, le due cose sono strettamente legate fra loro. E sarà quindi anche il successo della forza e dell’energia che Susan Prescott sarà capace di mettere nella sua nuova posizione.