Nei giorni del Festival di Sanremo il Ministero dei Beni e della Attività Culturali e del Turismo ha inaugurato www.canzoneitaliana.it, portale che raccoglie circa 200.000 brani in un unico catalogo, grazie al lavoro dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi (l’ex Discoteca di Stato) in collaborazione con Spotify, il servizio musicale svedese che per questo progetto permette di ascoltare gratuitamente i brani della seconda metà del 1900, nella loro versione originale certificata dall’Istituto.
Il portale dedica una sezione speciale con 50 playlist che raccolgono altrettante edizioni del Festival, dal 1951 al 2000: un viaggio musicale nella storia del costume e della musica italiani lungo cinquant’anni. Dalla prima edizione radiofonica del 1951, con tre soli cantanti in gara, che incorona vincitrice Nilla Pizzi con Grazie dei Fiori a quelle degli anni 50 e 60 che ‘traslocano’ in tv e vedono trionfare più volte Domenico Modugno e Claudio Villa, passando per il 1961, l’anno che vede al debutto Adriano Celentano, Gino Paoli, Umberto Bindi e Giorgio Gaber, e il 1964 in cui una sedicenne Gigliola Cinquetti con Non ho l’età si aggiudica il primo premio. E proprio la TV lancerà il programma nell’orbita dei più popolari di sempre: inossidabile appuntamento a cui sono affezionate generazioni di italiani e non solo, dal momento che il Festival è seguito da anni in tutto il mondo e per molti rappresenta un’occasione unica per tastare il polso alla canzone e al gusto nazionali. Il meccanismo è quello della gara, che negli anni cambierà più volte, restando tuttavia fedele all’idea di premiare motivi nuovi di zecca scritti appositamente. Il format ispira altri importanti festival, dall’Eurovision Song Contest, che nasce nel 1956 – un anno dopo la diffusione di Sanremo in eurovisione – allo Zecchino d’Oro (oggi Festival Internazionale della Canzone del Bambino) – lanciato nel 1959. In oltre sessant’anni Sanremo ha fatto da passerella alle varie anime del mondo canoro italiano, in equilibrio fra tradizione melodica, nuovi generi e sonorità. Ha dato voce anche agli stranieri, che in alcune edizioni – fra il 1964 e il 1969, ad esempio – parteciparono alla gara in coppia con interpreti italiani.
Dopo il suicidio del 1967 di Tenco l’edizione del 1968 premia infatti la canzone d’autore di Sergio Endrigo, in coppia Roberto Carlos, “a spese” della canzonetta d’intrattenimento, mentre l’anno successivo Lucio Battisti si posizionerà ‘solo’ nono con un’Avventura. Negli anni settanta non mancheranno contestazioni, ma sarà la Zanicchi con la popolare Zingara a vincere l’edizione numero diciannove, mentre nel 1971 anno della vittoria di Nada e Nicola di Bari, verrà ripescata 4 marzo 1943 di un giovane Lucio Dalla, una canzone destinata a diventare un classico. Le prime edizioni degli anni ottanta, rispettivamente quella dell’83 e dell’85, vedono penultimi Vasco Rossi e Zucchero con Vita spericolata e Donne, che diventeranno due pilastri della nostra discografia. Dagli anni novanta in poi il Festival vive un nuovo rilancio con l’entrata in scena di una nuova generazione di artisti. Se il Festival è stato il trampolino di lancio per molti artisti (da Modugno a Ramazzotti, dalla Pausini a Bocelli), per altri invece ha rappresentato un’istituzione da cui prendere le distanze, perché giudicata un palcoscenico per la canzone mainstream.