C’è un pezzo d’Italia a bordo dell’astronave di Cupertino. Nella colossale e futuristica sede di Apple, desinata a diventare un simbolo dell’architettura d’impresa, le pareti divisorie in cristallo che separeranno gli ambienti di lavoro, saranno installate da un’azienda del nostro paese, la Estel di Thiene in provincia di Vicenza.
La commessa, di cui parla il Giornale di Vicenza di ieri, per un valore di 80 milioni di euro, è una conferma della capacità d’innovazione dell’industria del nostro paese, capace di affrontare importanti sfide, alcune delle quali mai viste prima, e di vincerle. Tra di esse c’erano proprio quelle contenute nelle richieste di Apple e giunte per via di Norman Foster, lo studio di architettura che sta conducendo la realizzazione della sede della Mela. A Estel, che ha concorso con una decina di altre aziende mondiali, tra cui anche alcune americane, è stato chiesto di creare muri in cristallo per la suddivisione di alcuni ambienti di lavoro, un progetto che sulla carta era già difficile, anche perché si trattava del primo cimento in questo ambito per Estel, nonostante i quasi 80 anni di storia, ma che è divenuto complicato quando si considera la forma circolare dell’edificio e la necessità di creare una struttura resistente ai terremoti. Estel ha vinto la sfida su tutti i fronti: le pareti di vetro non solo sono resistenti a un sisma fino all’ottavo grado della scala Richter, ma strutturalmente sono in grado di far aprire le porte anche con un disassamento di due centimetri.
Il contratto risale al 2013, spiega ancora il Giornale di Vicenza, la produzione è già iniziata con l’obiettivo di dare il via alla messa in opera nell’autunno di quest’anno, quando “l’astronave” si avvicinerà alla conclusione. In quel momento la creatività e la capacità tecnica e progettuale dell’Italia avranno tagliato un nuovo traguardo, segnando un punto a favore di chi crede che la crisi che attanaglia il nostro sistema industriale, può essere vinta se si hanno buone idee, capacità innovative e intraprendenza.
Grazie per la segnalazione a Luigi Nicoletti