Noi di Macity che abbiamo i capelli bianchi (chi ancora ha i capelli) ricordiamo bene i tempi in cui Apple andava a ramengo e lo scontro – in perdita secca, come Apollo Creed in Rocky contro la montagna sovietica – era con il nemico di sempre: Mac Vs PC, i computer della Mela contro Microsoft e il malefico PC.
Windows ha dominato un trentennio dell’informatica. Ha fatto molto bene alcune cose e molto male altre. Soprattutto, si è guadagnato una reputazione di sistema instabile (lo schermo blu della morte), caotico, frammentato su mille hardware diversi, insicuro (virus, virus, virus) e pure poco elegante. Il Mac invece era un sistema molto più costoso, di nicchia, e performante. Anche se aveva le sue belle idiosincrasie (ricordate la “bomba”?).
Nel corso della vita di Windows come re assoluto dell’informatica personale (talmente assoluto sostanzialmente da beccarsi due processi per abuso di posizione dominante da parte dell’antitrust di qua e di là dall’Oceano, con esiti diversi ma insomma, roba grossa) Apple è stata la formichina, il pollicino, il Davide chiuso in un angolo. La narrazione dell’underdog, dello sconfitto che si rialza e abbatte il gigante prepotente è quella che ha fatto la fortuna del ritorno di Steve Jobs.
Successivamente, per meglio ribadire questa contrapposizione esclusivamente commerciale (i due uomini – Bill Gates e Steve Jobs – avevano rispetto l’uno per l’altro e importanti accordi economici), Apple aveva creato anche una narrazione fatta di “Mac vs Pc”, con una serie di spot divertenti e numerosi, che hanno ribadito in qualche modo la contrapposizione fra due mondi e due modi di intendere l’informatica assolutamente diversi.
Arriviamo a oggi. Cosa succede? Apple è diventata gigantesca, il vero gorilla nella giungla, e fa soldi a tutto spiano con prezzi medi tre volte quelli della concorrenza (sia per Mac vs Pc windows che per telefono iPhone vs telefono Android). Ma il “nemico” adesso è Google con il suo Android. Se le quote di mercato del Mac oggi sono al 7,4%, quelle di iPhone sono invece al 16% contro l’87% di Android. Il mondo è Android, ma la maggior parte del “valore” (cioè del margine utile estratto dal mercato) va ad Apple, che è più costosa ma anche più curata, più efficiente, più ricca di app e di servizi.
La guerra tra Apple e Google richiama quella tra Apple e Microsoft (o quella ideale che c’è stata nella mente di Steve Jobs e nello spot 1984 tra Apple e IBM). L’unica, vera differenza è che questa volta Jobs se n’è proprio andato: non c’è un terzo passaggio che possa spostare la bilancia. Bisogna proprio che Tim Cook tenga il passo, perché il calo della crescita può voler dire un assestamento rispetto all’outlier iPhone 6 (che ha veramente fatto molto più di tutti quelli prima e soprattutto dopo di lui) oppure può voler indicare l’inizio della fine. Chissà.