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Gruppo di azionisti conservatori: «Tim Cook ipocrita sulle libertà religiose»

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All’assemblea degli azionisti Apple di questa settimana si discuterà della proposta avanzata dall’investitore conservatore National Center for Public Policy Research (NCPPR), gruppo che intende chiedere “un riesame e una relazione” in merito alle attività aziendali nei paesi che presentano “forti rischi dal punto di vista geopolitico” e un “misero primato per quanto riguarda i diritti umani”. Tutto nasce da opinioni espresse lo scorso anno dal CEO Tim Cook che aveva osato criticare il “Religious Freedom Restoration Act”, provvedimento che nello stato dell’Indiana permette a società e commercianti di negare i propri servizi agli omosessuali per convinzione religiosa.

Apple e il suo CEO in particolare sono accusati di essersi “uniti con la massa per distruggere” le piccole comunità religiose. La proposta del gruppo legato all’estrema destra USA mira a mettere in discussione le attività della Mela in paesi quali Arabia Saudita, Qàtar, Nigeria ed Emirati Arabi Uniti “con discutibili comportamenti nel campo dei diritti umani in rapporto al diritto di voto, diritti delle donne, diritti degli omosessuali”. Il gruppo vuole spingere gli azionisti a chiedere all’azienda un report per conoscere “i criteri usati negli investimenti e nelle operazioni, revocando le operazioni nelle regioni ad alto rischio”.

“Il nostro CEO ad esempio” si legge ancora nella proposta del gruppo, “ha criticato le leggi statali sulla libertà religiosa etichettandole come bigottismo contro l’omosessualità dicendo che «Apple è aperta. Aperta a tutti. Indipendentemente dalla loro provenienza, dal loro aspetto, da ciò che professano o chi amano. Indipendentemente da ciò che le leggi consentono in Indiana o Arkansas, non tollereremo mai la discriminazione»”. “Ancora, stando a quanto riportato dal Washington Post, Apple opera in 17 nazioni nelle quali l’omosessualità è illegale. In quattro di queste nazioni, gli atti omosessuali sono puniti con la morte. Questa modalità di operare dell’azienda è incompatibile con i valori predicati dal nostro CEO”.

L’NCPPR non è nuova ad azioni di contrasto con il management della Casa di Cupertino. Nel 2014 il gruppo tentò con scarso successo di mettere in discussione le scelte ambientali di Apple, spiegando che, a suo modo di vedere, la Mela starebbe perseguendo obiettivi sociali e ambientali senza tenere adeguatamente in considerazione il profitto. “Chiediamo alla compagnia” si leggeva nella richiesta di allora, “di essere trasparente sulla sua partecipazione in gruppi d’affari e organizzazioni che stanno attivamente promuovendo l’ambientalismo, anziché lavorare per migliorare un ritorno per l’azionista”. Cook aveva risposto irritato, spiegando: «Se volete che io faccia delle cose solo per il ROI [ritorno d’investimento, ndr], dovreste vendere le vostre azioni. […]. Quando lavoriamo per rendere i nostri dispositivi accessibili ai non vedenti, neanche tengo in considerazione il maledetto ROI. Stessa cosa per le questioni ambientali, la sicurezza dei lavoratori e tutti gli altri settori in cui Apple è leader».

L’incontro con gli azionisti avrà luogo nel quartier generale di Apple venerdi 26 febbraio.

Tim COok
Tim Cook

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