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Prima sentenza a favore di Apple: Cupertino non può essere obbligata a sbloccare iPhone

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Apple ora dispone di un precedente importante nella sua battaglia per la cifratura dei dispositivi. In un’indagine per droga, un giudice federale di New York ha negato l’istanza di intimazione con la quale, sfruttando l’All Writs Act (AWA), avrebbe potuto obbligare Apple a bypassare i meccanismi di cifratura dell’iPhone.

L’All Writs Act del 1789, lo ricordiamo, è una norma plurisecolare che dovrebbe garantire all’autorità giudiziaria una collaborazione “forzata” o meglio una “ragionevole assistenza tecnica” per ottenere prove ritenute importanti. L’All Writs Act si può utilizzare al verificarsi di quattro simultanee condizioni: l’assenza di rimedi alternativi (la mancanza di altri strumenti giudiziari), l’indipendenza giurisdizionale (in altre parole non deve creare un “precedente” per futuri processi), l’indispensabilità e la proporzionalità dell’azione richiesta rispetto al caso, il rispetto delle altre leggi (l’esclusione assoluta che le azioni poste in essere possano dar luogo a violazioni o reati).

sbloccare iPhone

Nella sentenza, il Magistrate Judge di New York, James Orenstein, ha stabilito che il governo non ha l’autorità giuridica necessaria per obbligare Apple o qualsiasi altra azienda, a scardinare i suoi meccanismi di protezione, sulla falsariga di quanto afferma Apple nel caso che vede l’azienda contrapposta all’FBI per l’iPhone dell’attentatore di San Bernardino. Nella sentenza si citano gli “oneri eccessivi” che comporterebbero inventare, codificare e distribuire un sistema operativo vulnerabile nella speranza di bypassare gli esistenti meccanismi di sicurezza integrati nel dispositivo.

Il caso di New York risale al giugno del 2014: all’epoca era stato emesso un mandato per individuare la residenza dell’indagato, un sospetto trafficante di droga e suoi complici. La Drug Enforcement Agency (DEA) aveva recuperato diversi dispositivi mobili legati alle indagini, compreso l’iPhone 5S con iOS 7 oggetto del contendere.

“Le norme relative all’interpretazione dello statuto”, scrive il giudice Orenstein, “mi costringono a respingere l’interpretazione del governo secondo la quale l’AWA conferirebbe a un tribunale la facoltà di ottenere qualsiasi aiuto che non presenti ostruzioni proibite per legge”. La “straordinaria eccezione” che il governo cerca, spiega ancora Orenstein, “non può essere considerata accettabile in conformità agli usi e ai principi del diritto”, concludendo il suo parere affermando che la problematica della cifratura ha implicazioni molto vaste e spiegando che regole specifiche dovrebbero essere stabilite dalla legislazione, non dalla Corte.

“In che modo bilanciare al meglio i vari interessi, è materia di fondamentale importanza per la nostra società, e la necessità di risposte diventa ogni giorno più pressante con la marea di progressi tecnologici che spingono sempre più i limiti di ciò che sembrava possibile qualche decennio prima”. “È ora fondamentale una discussione dei legislatori” scrive ancora il giudice Orenstein, “in grado di tenere conto delle realtà culturali e tecnologiche di un mondo che i loro predecessori non potevano neanche immaginare”.

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