Taiwan Semiconductor Manufacturing, la società meglio nota come TSMC, una delle più grandi fonderie al mondo specializzata nella produzione di chip, ha vinto una causa legale contro un ex dipendente addetto alla ricerca e sviluppo che avrebbe spifferato segreti industriali riguardanti la produzione di chip con tecnologie a 28nm, alla rivale Samsung.
Ne parla EETimes spiegando che la Corte Suprema di Taiwan ha deliberato in favore di TSMC che aveva presentato una denuncia contro Liang Mong-song, ex senior director del dipartimento ricerca e sviluppo della divisione Advanced Modules Technology di TSMC. Dopo aver lasciato TSMC, Liang era diventato chief technology officer della divisione System LSI di Samsung.
“Liang non può più lavorare per Samsung da questo momento e fino alla fine dell’anno” ha spiegato al telefono a EETimes Elizabeth Sun, direttore Corporate Communications di TSMC, aggiungendo che quest’ultima si riserva di adire altre vie legali contro Liang in futuro. La talpa assunta da Samsung potrebbe avere aiutato i sud coreani a raggiungere e sorpassare TSMC con tecnologie all’avanguardia nel campo del chip FinFET a 14nm prodotti nelle fonderie per conto di clienti quali Qualcomm e Apple, quelli che vedremo in futuri dispositivi mobili di nuova generazione. Quando TSMC ha lanciato i suoi prodotti a 28nm nel 2012, la società non aveva sostanzialmente concorrenti con questo nodo tecnologico, con ovvi vantaggi dal punto di vista commerciale.
Per Taiwan la decisione della Corte Suprema è un elemento cardine in materia di tutela della proprietà intellettuale, decisione vitale per una compagnia come TSMC che vanta clienti che partano dalla “A” di Altera, alla “X” di Xilinx. Samsung non ha rilasciato dichiarazioni. A febbraio di quest’anno la società di pubbliche relazioni Edelman per conto della multinazionale sudcoreana aveva detto: “Samsung si impegna a rispettare tutte le normative applicabili e i principi etici”. Samsung, benché non direttamente citata, è coinvolta nel caso giacché, stando a quanto riporta il giornale asiatico, ha pagato gli avvocati che hanno lavorato per Liang e presentato diverse dichiarazioni giurate di supporto.