A settembre dello scorso anno Apple ha annunciato uno studio sull’udito insieme all’Università del Michigan con l’obiettivo di esaminare fattori che incidono sulla salute dell’udito.
L’Apple Hearing Health Study è il primo del suo genere a raccogliere dati nel corso tempo per capire come l’esposizione quotidiana al suono possa avere un impatto sull’udito. I dati dello studio in questione saranno condivisi con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come contributo all’iniziativa Make Listening Safe.
Alcuni delle persone che hanno accettato di partecipare all’Apple Hearing Study hanno ricevuto una mail per portare a conoscenza di un bug nell’app che ha portato ad una raccolta di dati in eccesso. Nella mail si spiega che l’acquisizione dei dati non è stata fatta all’infuori di quanto consentito ma è stata condotta all’infuori dei limiti di tempo ai quali i partecipanti hanno dato il loro consenso.
“La ringraziamo per la partecipazione all’Apple Hearing Study”, si legge nella mail. “Quando si è iscritto per partecipare allo studio, ha fornito il consenso per raccogliere determinati livelli sonori dalle cuffie, dei suoni ambientali, sulla frequenza cardiaca e dati sugli allenamenti”. […] “Questi dati sono raccolti per aiutare i ricercatori indicati nel modulo di consenso, a comprendere l’esistenza di un collegamento tra esposizioni sonore a lungo termine e la salute dell’udito”. “Recentemente abbiamo appreso che, dopo l’avvio dello studio, a causa di un bug l’Apple Hearing Study ha involontariamente raccolto fino a 30 giorni di dati storici relativamente ai tipi di dati autorizzati. Lo studio raccoglie i dati solo dopo avere ottenuto il consenso dell’utente, ma nel modulo di consenso allo studio non era indicato che sarebbero stati raccolti dati storici”. “Il bug è stato sistemato con l’aggiornamento dell’app e i dati storici ricevuti finora sono stati eliminati”.
Apple spiega che è come sempre impegnata nel salvaguardare la privacy dell’utente e che continuerà a monitorare e cancellare qualsiasi dato storico superfluo ricevuto finché l’utente non aggiorna l’app dedicata alla ricerca. Apple spiega ancora che non ha in alcun modo ottenuto dati che possano in qualche modo permettere di identificare univocamente le persone. Il bug dell’app usata per la ricerca è stato risolto e Apple chiede semplicemente a chiunque abbia scaricato l’app in questione di aggiornarla, affinché funzioni in conformità a quanto previsto dal programma.