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Un augurio agli odiatori: think different

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I dati finanziari pubblicati da Apple indicano chiaramente una cosa: iPhone 7 è un successo di altissimo livello. Al punto che ha superato le vendite di qualsiasi singolo altro modello di iPhone. E messo il turbo ai conti di Apple.

Tutto questo nonostante un esercito di pessimisti avesse dichiarato, senza poterlo ovviamente sapere in anticipo, che sicuramente l’iPhone 7 sarebbe stato un flop per due motivi: stessa scocca dei due modelli precedenti e niente più jack audio. Con la perla: soprattutto perché le AirPod arriveranno in ritardo, se mai ci saranno o se anche ci saranno mai nessuno le vorrà comprare a quel prezzo (ebbene: le AirPods ci sono e vanno via come il pane).

Ecco, l’iPhone 7 non è un flop, il design piace, la fotocamera piace, il processore piace, l’audio anche frontale piace. E soprattutto la mancanza del jack audio, il più grande problema che Apple potesse provocarsi da sola, non conta niente e nessuno neanche se lo ricorda.

haters think different

Certo, magari c’è chi adesso potrebbe sostenere “anche senza il jack audio l’iPhone 7 riesce a vendere bene”, ma il punto in realtà è un altro. L’iPhone 7, come molti altri prodotti di Apple, va benissimo perché è fatto molto bene e piace a molte persone. I problemi sono le fasce di odiatori, nella stampa internazionale (e anche nostrana) che è parziale e schierata pregiudizialmente “contro”, a prescindere. Incitano all’odio sul web cercando facili click, quelli delle fake news e quelli dei pezzi urlati, morbosi, assolutamente pregiudiziali.

Una prova? Il giorno che Apple presenterà il teletrasporto, vedremo sicuramente titoli tipo: “Il teletrasporto di Apple, bello ma consuma molto”. Oppure “Ti porta ovunque ci sia un ricevitore: e se voglio andare sulla Luna?”. O magari: “Il teletrasporto di Apple fantastico, ma se voglio restarmene a casa è inutile”.

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Si scherza, ovviamente. Il teletrasporto (ancora) non c’è. Ma la reazione, ci potreste scommettere, sarebbe questa e anche peggio. Perché è sistematicamente questa. Se a prendere fuoco per uno sfortunato problema di ingegnerizzazione delle batterie anziché essere stato il Galaxy Note 7 fosse stato l’iPhone 7, sarebbe venuto giù il web. E se ad essere portato via in ceppi fosse stato Tim Cook anziché un altissimo dirigente di Samsung, sarebbe venuta giù anche la mail, l’ftp e i feed rss avrebbero preso fuoco direttamente nei router wifi.

Ci sono tantissimi motivi per cui Apple continua a rimanere fedele a se stessa, pur cambiando tutto. Rimane fedele alla sua diversità, a quella specie di eccezionalità che Steve Jobs ha messo nel suo destino manifesto, nel suo DNA. Un “Think Different” che in qualche modo, al di là dei risultati economici, continua ad esserci.

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Non c’è bisogno di avere un presidente degli Stati Uniti come Donald Trump perché Tim Cook si schieri a favore di valori come privacy, diritti degli utenti, differenze, rispetto, inclusione. Omosessualità. Altre aziende portano avanti, sia nella Silicon Valley che nel resto degli Usa e in Europa, Italia compresa, lodevoli battaglie e politiche di pari opportunità e riconoscimento delle diversità che fanno solo onore ai loro amministratori delegati, consigli di amministrazione e dirigenti.

Ci sono anche altre aziende che ogni tanto cercano di fare dichiarazioni un po’ opportunistiche, scegliendo quali battaglie (clamorose) combattere e dimenticandosi nei meandri del colosso corporate i piccoli casi che potrebbero cambiare tante cose. Quante altre aziende hanno combattuto la battaglia di Apple per l’iPhone di San Bernardino contro l’FBI? Quante hanno fatto opposizione all’antitrust americano per l’accusa di comportamento anticoncorrenziale nel settore dei prezzi dei libri digitali, andando a perdere clamorosamente (come si sapeva sarebbe successo) per una questione più che lecita di principio (a essere il dominatore di mercato è Amazon, non certo Apple) quando tutti gli altri hanno patteggiato e pagato decisamente meno?

Quanti CEO di azienda dicono agli investitori: questa azienda è così, se vuole un altro tipo di azienda, le conviene mettere i suoi soldi da un’altra parte?

Sembrano piccole cose, certamente molte saranno furbizie, politiche di immagine, ricerca del consenso e anche di guadagno. Marketing, costruzione dell’immagine e tutto il resto. Però c’è anche altro: c’è sicuramente molto, moltissimo della farina del sacco di Apple. Un’azienda (egoista come tutte le aziende, spietata come tutte le aziende) che continua a essere differente. Pensateci e chiedetevi quanta triste invidia deve albergare nel petto di chi prova onanisticamente piacere solo immaginando la rovina altrui (immaginandola, perché dal punto di vista dei conti economici di Apple, non parlerei proprio di rovina). Oppure c’è anche qualche malcelato interesse?

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