Da anni fiore all’occhiello dell’hi-tech video giapponese Sharp è stata acquistata fa Foxconn e, ormai da tempo, anche Japan Display non naviga in buone acque. Non sorprende che da Hiroshige Seko, Ministro dell’Economia, Commercio e Industria arrivi un ultimatum che pesa sul futuro e sul destino della società che per circa metà del suo fatturato dipende dagli ordinativi Apple di schermi per iPhone.
La sopravvivenza di Japan Display finora è stata assicurata grazie a una consistente iniezione di denaro e prestiti da fondi governativi, alimentazione che potrebbe terminare secondo le intenzioni espresse dal Ministro dell’Economia, come riporta il Wall Street Journal.
«In questo momento, in cui è effettivamente un fornitore Apple e i loro risultati peggiorano automaticamente quando le prestazioni Apple diminuiscono, è un tipo di situazione che semplicemente non funziona». Dopo anni di risultati in perdita l’ultimatum del governo, di fatto il principale azionista di Japan Display con una quota del 35,6%, è arrivato dopo un disastroso trimestre di maggio con perdite per 294 milioni di dollari, per lo più attribuiti al calo del business iPhone per Cupertino.
Secondo le parole del Ministro giapponese ora per Japan Display si prospetta un bivio storico: continuare a rimanere una società completamente controllata dal Giappone, oppure valutare la possibile cessione a società estere. Storicamente quest’ultima è una opzione aborrita per mentalità e tradizione del Sol Levante, in cui il caso Sharp ceduta a Foxconn rappresenta la più grande e recente eccezione.
Hiroshige Seko prospetta un futuro migliore se e solo se Japan Display riuscirà a sviluppare tecnologie innovative non ancora nelle mani dei concorrenti esteri, una missione che sembra però quasi impossibile considerando che ormai da tempo il primato in campo video e non solo sembra sempre più nella mani di Corea del Sud e Taiwan. La situazione appare critica: Japan Display sembra sia anche in ritardo sugli schermi OLED, tecnologia che sembra Apple adotterà in iPhone 8 del 2017.