L’ufficializzazione di quanto la maggior parte dei siti davano ormai per scontato da domenica, quando era apparso chiaro che l’affare si sarebbe fatto e che dovevano solo essere definiti i dettagli, è giunta nel corso della notte: Disney comprerà Pixar.
Il passaggio di mano della proprietà di Pixar, la cui maggioranza è posseduta, come noto, da Steve Jobs, costerà a Disney 7,4 miliardi di dollari in una operazione che, al di là dei termini formali in base ai quali sarebbe il colosso dell’intrattenimento a conquistare Pixar, in realtà si configura come una sorta di fusione in cui protagonisti e filosofie creative dello studios di Jobs assumono una grande rilevanza nell’ambito di Disney.
Gli studi di animazione della società californiana saranno sotto il controllo di Ed Catmull e John Lasseter, leader degli studi di Pixar. La stessa Pixar confluisce i suoi team in Disney, ma i gruppi di lavoro saranno distinti. Catmull sarà presidente degli studios.
Tecnicamente la cessione avverrà mediante la concessione di 2,3 azioni Disney per ogni azione Pixar emessa. Poiché Jobs possiede il 50,5% di Pixar, alla fine della transazione il CEO di Apple possiederà il 6% di Disney ed entrerà a fare parte del consiglio d’amministrazione di Disney.
Proprio sull’influenza che Jobs, CEO di Apple, avrà nell’ambito della “nuova” Disney si stanno focalizzando i primi commenti degli analisti secondo i quali l’inevitabile allineamento tra gli interessi delle due multinazionali è l’effetto diretto più interessante e potenzialmente rivoluzionario.
Secondo Laura Martin, di Soleil-Media Metric, ad esempio, le potenzialità di un accordo strategico tra Disney ed Apple sono “enormi. Il valore creato dall’avere Jobs nel consiglio d’amministrazione è superiore a quello che Disney pagherà per comprare Pixar”.