Google Cloud aderisce alle proteste di AWS (Amazon) e del CISPE (Cloud Infrastructure Services Providers in Europe), l’associazione dei principali fornitori di cloud computing che serve milioni di clienti in Europa, affermando che le pratiche di concessione delle licenze di Microsoft in questo settore sono anti competitive.
“Le restrizioni nel cloud licensing di Microsoft limitano la scelta, e creano danni a valle per le aziende, a partire da costi più alti sostenuti, fino a una maggiore esposizione a violazioni della sicurezza, per arrivare a effetti dissuasivi su piccoli cloud e software provider, incluse startup europee che si occupano di AI”, scrive su X (Twitter) Amit Zavery, vice presidente responsabile di Google Cloud.
Microsoft dovrebbe porre fine all’arbitraria designazione di “Listed Provider” (provider elencati), definizione contenuta nelle Condizioni per l’Utilizzo dei Prodotti Microsoft, e permettere agli utenti di eseguire i software acquistati in precedenza su qualsiasi piattaforma, senza pagare fino a cinque volte di più per usare cloud diversi da Azure, spiega ancora Zavery, aggiungendo che a Microsoft non dovrebbe essere permesso di selezionare e scegliere con chi competere.
La rimostranza di Zavery arriva nell’ambito di una lamentela inviata dal CISPE all’UE a novembre 2022, nell quale si afferma che le condizioni di licenza software imposte per il cloud da Microsoft danneggiano l’ecosistema del cloud computing europeo.
Il CISPE aveva a ottobre 2022 riferirto di sostenere due suoi membri, OVHcloud (Germania) e Aruba (Italia), che hanno già̀ presentato un reclamo separato contro Microsoft, evidenziando gravi problemi irrisolti a nome dell’intero settore europeo delle infrastrutture cloud.
Secondo il CISPE le dichiarazioni con post su blog e documenti FAQ pubblicati da Microsoft, nel tentativo di evitare le indagini di mercato, non hanno fornito dettagli, chiarimenti o garanzie che la società̀ intende realmente porre fine in tempi brevi alle sue pratiche di licenza anticoncorrenziali. Al contrario, le nuove condizioni contrattuali imposte unilateralmente da Microsoft il 1° ottobre 2022 aggiungono nuove pratiche sleali alla lista. “La posizione e i comportamenti attuali di Microsoft stanno danneggiando in modo irreparabile l’ecosistema cloud europeo e privando i clienti europei della possibilità̀ di scelta delle implementazioni cloud. Il CISPE ritiene di non avere altra opzione se non presentare un reclamo formale e sollecitare la Commissione europea ad intervenire”.
Nel suo reclamo, il CISPE ha suggerito dei rimedi che potrebbero essere adottati in modo rapido ed efficiente dall’intero settore. In un documento definisce un quadro di controllo verificabile per valutare la conformità̀ con Dieci principi per una gestione delle licenze software equa e corretta. I Dieci principi, ideati e lanciati nel 2021 in collaborazione con Cigref, l’associazione francese dei principali clienti digitali, hanno ottenuto l’avallo di numerose associazioni di clienti e fornitori in tutta Europa e non solo. Tali principi rappresentano una serie di migliori pratiche eque e leali volte a garantire che le licenze software di qualsiasi fornitore dominante non possano essere utilizzate per creare un trattamento preferenziale, discriminare o bloccare in altro modo i clienti nei loro ecosistemi cloud.
Zavery evidenzia la natura costosa delle policy sul licensing di Microsoft, ma Daniel Castro, direttore del Center for Data Innovation e think tank dell’ITIF, ritiene le condizioni eque e non anticoncorrenziali, spiegando che molti concorrenti di Microsoft offrono servizi di quest’ultima. Ad esempio, Amazon offre Microsoft SQL Server e Active Directory su AWS. I competitor possono offrire software Microsoft, ma “abbastanza ragionevolmente” Microsoft vuole che paghino per queste licenze, spiega Castro.
Microsoft rigetta le affermazioni di Zavery e afferma di avere lavorato con cloud provider indipendenti per modificare i termini di licensing e rispondere alle preoccupazioni emerse.