L’Unione Europea UE ha inviato richieste ufficiali a Meta e TikTok per ottenere informazioni sulla loro risposta ai contenuti relativi al conflitto tra Israele e Hamas.
Si tratta di un passo importante, considerando che le risposte avranno un peso significativo in base al Digital Services Act (DSA) recentemente approvato, che conferisce al Commissario europeo Thierry Breton ampie competenze per imporre pesanti sanzioni ai giganti tecnologici. La notizia, peraltro, non coglie impreparati, considerando che segue l’avvio di un’indagine su X della scorsa settimana.
La Commissione sta chiedendo a Meta ulteriori informazioni sulle condotte intraprese dalla piattaforma per mitigare i contenuti illegali e le informazioni errate legate alla violenza in corso in Medio Oriente.
La richiesta a TikTok menziona specificamente “la diffusione di contenuti terroristici e violenti, discorsi di odio” e disinformazione sulla piattaforma. Inoltre, la Commissione desidera ulteriori informazioni da TikTok riguardo alle “disposizioni relative alla protezione dei minori online”.
Segnalando la responsabilità delle piattaforme – e dei loro CEO – nella gestione (o mancanza di gestione) dei contenuti illegali distribuiti sulle loro piattaforme, stiamo inviando un segnale molto esplicito: le cose sono cambiate in Europa. C’è una legge. Deve essere rispettata
Le scadenze di Meta e TikTok per rispondere all’ UE
Sia Meta che TikTok hanno tempo fino al 25 ottobre per rispondere all’ UE alle domande che riguardano la crisi in Medio Oriente tra Israele e Hamas e fino all’8 novembre per gli altri problemi riscontrati. Dopo tali date la Commissione europea “valuterà i prossimi passi”.
Sebbene le ricche corporation della Big Tech abbiano potuto evitare tranquillamente richieste simili senza conseguenze in passato, il DSA conferisce alla Commissione il potere di applicare coercitivamente multe fino al sei percento del fatturato globale dell’azienda.
Questo è sufficiente per fungere da effetto deterrente contro le aziende che violano le norme. “Con il DSA abbiamo uno strumentario completo che dobbiamo utilizzare appieno per raggiungere il nostro obiettivo: garantire la sicurezza online e proteggere pienamente i diritti fondamentali”, ha affermato Breton.
A settembre la Commissione europea ha confermato 22 servizi digitali che rientrano nella definizione di gatekeeper secondo il Digital Services Act.