L’Unione Europea ha deciso di mettere nel mirino alcune piattaforme di shopping cinesi in rapida crescita negli ultimi mesi: all’inizio di luglio l’UE ha richiesto rassicurazioni a questi colossi su alcune norme comportamentali, mentre adesso si parla già di possibili dazi sui beni acquistati da questi rivenditori online.
Facile capire chi sono i protagonisti di queste vicende. Si tratta degli e-commerce cinesi come Temu, Shein e AliExpress, secondo quanto riportato dal Financial Times.
La Commissione Europea proporrà questo mese di eliminare la soglia attuale di 150 euro sotto la quale gli articoli possono essere acquistati senza l’applicazione di dazi doganali. Questo vorrà dire, allora, che qualsiasi articolo acquistato da queste piattaforme dovrà sottostare a dazi.
Secondo le attuali normative dell’UE, i pacchi acquistati online da un paese non appartenente all’UE non sono soggetti a dazi doganali se il loro valore è inferiore a 150 euro.
Nel 2023, due miliardi di pacchi con un valore dichiarato inferiore a 150 euro sono arrivati nell’UE da paesi extra-UE, secondo la Commissione, che si è così resa conto di come l’enorme volume dell’e-commerce stia mettendo alla prova i limiti delle dogane.
Riforma sui dazi
Sarebbe al vaglio già dal 2023 un progetto di riforma, che adesso potrebbe accelerare l’applicazione di queste misure più stringenti, che porterebbe qualsiasi acquisto ad essere tassato alla godana.
Il primo a prendere posizione sulla vicenda è stato Shein, che si è detto pienamente favorevole agli sforzi dei legislatori per riformare la “disposizione de minimis,” mentre Alibaba, società madre di AliExpress, Temu e l’Unione Europea stessa non hanno risposto ad alcuna richiesta di commento.
I critici di Shein e Temu negli Stati Uniti hanno già lamentato che questi colossi facciano uso dell’esenzione dai dazi per evitare le ispezioni doganali sui prodotti, pratica che consentirebbe alle due aziende di offrire vestiti a pochi dollari e smartwatch con listini davvero ridicoli rispetto ai rivali.
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