La Commissione Europea aprirà una procedura di infrazione sull’attività di X (ex Twitter) e sulle sue potenziali violazioni del Digital Services Act (DSA).
Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno, ha ironicamente condiviso la notizia proprio su X, parlando di sospetta violazione degli obblighi di trasparenza e di lotta ai contenuti illegali, annunciando persino un’indagine per il design dell’interfaccia del social ritenuto potenzialmente «ingannevole».
L’accusa
C’è anche il comunicato stampa: lì l’UE spiega di voler esaminare la funzione Community Notes di X per determinare se è sufficientemente efficace nel «mitigare i rischi» per quanto riguarda «il discorso civico e i processi elettorali».
Nel mirino anche le «sospette carenze» riguardo la decisione di X nel limitare l’accesso ai suoi dati, che potrebbero influenzare negativamente – dicono – ricercatori e altri enti pubblici, la piattaforma pubblicitaria e il design per via di funzionalità come i segni di spunta per gli account Premium.
Perché sta succedendo
Tutto è cominciato a febbraio, quando i servizi operanti nell’UE hanno dovuto dichiarare la propria dimensione per determinare se fossero una VLOP (Very Large Online Platform, etichetta in cui rientrano tutte quelle piattaforme con oltre 45 milioni di utenti nell’UE) e in tal caso conformarsi al DSA entro quattro mesi.
Tra le misure messe in campo da DSA rientrano appunto la trasparenza nella pubblicità e la moderazione dei contenuti, oltre che la pubblicazione di termini e condizioni chiari e di facile utilizzo. Tutte cose per cui X ora sarebbe sotto indagine.
È la prima volta che la Commissione avvia un procedimento formale per far rispettare queste sue normative, e nel caso di X la goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe il modo in cui starebbe gestendo i contenuti sulla guerra tra Israele e Hamas pubblicati sulla piattaforma. «Il tempo in cui le grandi piattaforme online si comportano come se fossero “troppo grandi per occuparsene” è giunto al termine» ha dichiarato Breton. «Ora disponiamo di regole chiare, obblighi ex ante e un sistema di rapida applicazione delle sanzioni. Utilizzeremo appieno i nostri strumenti per proteggere i nostri cittadini e le nostre democrazie».
Di recente la Commissione europea ha bussato anche alle porte di Apple e Google per saperne di più sui rischi degli store e sulle loro prassi pubblicitarie.