Con il blocco delle app terze parti c’era da aspettarselo: Twitter ha deciso di offrire a pagamento l’accesso alla sua interfaccia di programmazione (API). A riferirlo è l’account dedicato agli sviluppatori @TwitterDev senza alcun preavviso per quanti sfruttano le API in questione. È l’ennesimo duro colpo per quanti hanno predisposto servizi costruiti intorno al social network, ma anche un passo logico nella nuova direzione di Twitter dell’era Elon Musk, che prevede la chisuura completa degli accessi a terze parti per seguire il modello seguito da anni da Facebook.
Semplificando, possiamo dire che le API sono il modo in cui i programmi informatici “parlano” tra di loro per richiedere e fornire informazioni. Un’applicazione software può chiamare quello che in gergo si chiama endpoint: un indirizzo che corrisponde a un tipo specifico di informazione. Twitter ha finora consentito l’accesso a parti del suo servizio tramite le API permettendo lo sviluppo di software che si integravano con Twitter (ad esempio una soluzione per aiutare una società a rispondere ai feedback dei clienti su Twitter).
La piattaforma API di Twitter consente di leggere messaggi già pubblicati sul social network, pubblicarne di nuovi e anche accedere a tutta una serie di informazioni associate, in particolare sugli utenti. Le API in questione sono state finora un riferimento per i client di terze parti, contribuendo al successo del servizio nei primi anni di vita, un meccanismo di interfacciamento che è stato bruscamente interrotto nel corso di gennaio.
Starting February 9, we will no longer support free access to the Twitter API, both v2 and v1.1. A paid basic tier will be available instead 🧵
— Twitter Dev (@TwitterDev) February 2, 2023
Twitter ha prima eliminato il supporto alle API per i client di terze parti, ora ha deciso di tagliare il supporto a qualunque tipo di API gratuita. A partire dal 9 febbraio, tutti gli accessi gratuiti alle API in questione saranno disabilitati e l’accesso sarà possibile solo a pagamento e se non è chiaro a quali costi: come spesso succede con gli annunci di Elon Musk i dettagli sono ancora fumosi e poco chiari.
Esistevano già alcune API a pagamento per Twitter; le tariffe per queste API non sono note pubblicamente ma secondo gli sviluppatori che hanno costruito app e servizi attraverso queste piattaforme, le tariffe non si aggirano mai a meno di 100$ mensili. È ovvio che questa scelta comporti problemi per progetti open source e account che basano il loro funzionamento sulle API gratuite.
Gli sviluppatori che vogliono accedere alle API di Twitter, devono registrare un’applicazione. Per impostazione predefinita, le applicazioni possono accedere solo alle informazioni pubbliche Determinati endpoint, ad esempio quelli responsabili dell’invio o della ricezione di Messaggi Diretti, richiedono autorizzazioni aggiuntive da parte dell’utente prima di poter accedere alle sue informazioni. Queste autorizzazioni non vengono concesse per impostazione predefinita; per ogni singola applicazione è possibile scegliere se fornire l’accesso e controllare tutte le applicazioni autorizzate sul proprio account.
Giacché al momento i dettagli scarseggiano, non è chiaro se Twitter abbia previsto delle eccezioni, ad esempio per ambiti di ricerca accademica che potrebbero utilizzare le API per analizzare i post sul social network.
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