Twitter Audio Card è il tentativo dell’azienda di entrare (di nuovo) nel settore dello streaming musicale, con un accordo con Apple e SoundCloud. Dopo la scottatura rimediata con Twitter #Music, ritirata lo scorso aprile dopo solo 11 mesi di vita, in una nota diffusa dall’azienda Twitter ha presentato in queste ore il suo nuovo servizio, che offre un’integrazione diretta nelle timeline degli utenti, tramite appunto le Audio Card, uno strumento che consente di ascoltare musica e audio mentre si utilizza il social (si leggono le notizie o si risponde al tweet di un amico o si scrivono i propri post) su dispositivi mobili Android e iOS.
Il servizio di streaming è realizzato in collaborazione con SoundCluod, piattaforma sociale tedesca che permette agli artisti di caricare e condividere la propria musica. Mentre il brano è in riproduzione, è possibile installare l’app nativa SoundCloud e scoprire ulteriori contenuti. Già lungo l’elenco di chi ha aderito al servizio, tra questi David Guetta – che fa anche da testimonial ad Audio Card – i ColdPlay e Gilberto Gil. Ma anche numerosi account che non appartengono al mondo della musica, come la Casa Bianca, il Washington Post e addirittura la Nasa, che diffonderanno notizie, video ufficiali, documentari e materiale d’archivio. Il servizio, grazie ad una partnership con Apple, prevede anche l’integrazione diretta con iTunes: basterà un tap per scaricare la musica che si sta ascoltando dallo Store musicale di Apple. «Grazie a questa nuova opportunità, gli artisti e gli autori potranno condividere in tempo reale con milioni di persone i propri contenuti audio in esclusiva», si legge in una nota di Twitter.
Non si tratta proprio della prima volta di Twitter nel settore della musica. In primavera aveva chiuso il progetto Twitter #Music, con il ritiro dagli Store della sua app, che pure circa un anno prima era partito con il piede giusto, arrivando ad essere una delle più scaricate su piattaforma iOS, e anche se anche in quell’occasione c’era un accordo con Apple e con altri big musicali come Spotify. Il modello era leggermente diverso (l’approccio era già allora votato al social, ma era pensato come una semplice porta di ingresso per i fornitori di servizi) e ricordava da vicino il social network di Apple Ping.