Twitter ha deciso di recedere da un accordo siglato con la Commissione europea, un codice deontologico con il quale l’azienda si impegnava ad attuare pratiche per contrastare la disinformazione.
Nel 2018 Twitter e altre aziende del mondo IT hanno firmato un accordo per conformarsi volontariamente ad un codice di condotta sulla disinformazione che vede la partecipazione di fact-checker, varie aziende legate all’ecosistema dell’advertising e organizzazioni della società civile (qui l’elenco degli attuali firmatari) tutte a vario titolo con competenze specifiche sulla disinformazione.
Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi della commissione, evidenzia in un tweet l’abbandono di Twitter, spiegando che restano ad ogni modo degli obblighi, sottolineano che “puoi fuggire ma non puoi nasconderti”.
Twitter leaves EU voluntary Code of Practice against disinformation.
But obligations remain. You can run but you can’t hide.
Beyond voluntary commitments, fighting disinformation will be legal obligation under #DSA as of August 25.
Our teams will be ready for enforcement.
— Thierry Breton (@ThierryBreton) May 26, 2023
Al di là di impegni volontari di autoregolamentazione, combattere la disinformazione sarà un obbligo legale ai sensi del Digital Service Act, normativa che prevede un insieme di norme in materia di trasparenza e responsabilità delle piattaforme online, con obbligo di minore esposizione a contenuti illegali per i cittadini e “garanzie efficaci per gli utenti”, compresa la possibilità di contestare le decisioni prese dalle piattaforme in merito alla moderazione dei contenuti.
Dall’entrata in vigore della normativa sui servizi digitali, le piattaforme online dovranno adeguarsi, conformarsi agli obblighi previsti dalla normativa. Per le piattaforme online di grandi dimensioni che comportano rischi particolari per la diffusione di contenuti illegali e i danni alla società sono previste norme specifiche. Sono inoltre previste sanzioni fino al 10% del fatturato per le organizzazioni rientranti negli obblighi che non rispetteranno le regole, e in caso di recidiva potranno essere comminata una multa addirittura fino al 20% fatturato mondiale.
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